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Questo articolo è stato pubblicato il 08 giugno 2013 alle ore 08:20.

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MILANO
Il rapporto con Berlusconi? Un amore vero. L'ingresso in politica? Fu merito di don Verzè. La gestione delle Olgettine? Solo fantasie. E l'arrivo in questura la notte del 27 maggio 2010 per prendere in consegna Karima El Marhoug? Solo un'opera di bene. Nicole Minetti, ex igienista dentale, ex soubrette, ex consigliere regionale della Lombardia, accusata di induzione e favoreggiamento della prostituzione (anche minorile) legge una memoria scritta nell'aula del processo che la vede imputata insieme all'ex direttore del Tg4 Emilio Fede e all'ex impresario dei Vip, Lele Mora. Per loro l'accusa ha chiesto sette anni di reclusione e Nicole Minetti non ci sta a incassare le accuse senza raccontare la sua verità.
«Al di là delle certe quanto maliziose strumentalizzazioni che ha subito e subirà questa storia – dice l'ex consigliere della Lombardia –, tengo a precisare in quest'aula di Tribunale e una volta per tutte che il mio è stato un sentimento d'amore vero nei confronti di Silvio Berlusconi». Era chiaro, aggiunge, che «avendo noi una relazione sentimentale, egli sarebbe stato felice di aiutarmi. Avevo espresso il desiderio di cimentarmi in politica e quasi per caso si presentò un'occasione importante durante la preparazione delle liste per le elezioni del Consiglio regionale in Lombardia: il presidente mi disse che don Verzé, l'allora rettore del San Raffaele, avrebbe avuto piacere di avere un esponente del suo istituto all'interno del Consiglio e siccome lo stesso don Verzé si era espresso con giudizi lusinghieri nei miei confronti venne quasi spontaneo pensare a me».
Il primo incontro con Berlusconi, Nicole Minetti lo colloca nel 2008, ma la vera conoscenza avvenne nel febbraio 2009 durante una visita dell'allora premier nel reparto di dermatologia dell'ospedale San Raffaele. «Da quel momento - continua l'ex igienista dentale - posso dire che iniziò un discreto corteggiamento da parte sua anche tramite Marystelle Polanco, attraverso la quale mi invitò ad una di queste famose cene che (...) esistevano esattamente negli stessi termini molto prima che ne venissi introdotta: non nego e dico apertamente che fui da subito molto affascinata dalla personalità e dal grande carisma che esercitava su di me il presidente del Consiglio. Nacque così, da prima un rapporto di grande amicizia che successivamente sfociò in una relazione sentimentale, che io ritenni sempre esclusiva e che si concluse sul finire di quell'anno». Quanto all'ingresso in politica, «col senno del poi, posso dire che probabilmente è stato un errore ma nemmeno questo, tuttavia, giustifica il feroce e inconsulto odio verso di me». La Minetti respinge l'accusa di essere stata l'organizzatrice del "bunga bunga" di Arcore e quanto alle Olgettine, sostiene che tutto ciò che è stato detto sono solo «fantasie» e su Ruby afferma: «Non ho mai avuto modo di dubitare che la sua età fosse quella dichiarata. La notte del 27 maggio 2010 mi sono presentata in questura in base alla volontà del presidente Berlusconi di aiutare una persona che solo in quel caso si era rivelata essere una minore. Pensavo di fare del bene».
E mentre Ambra Battilana e Chiara Danese, parti civili nel processo, chiedono 400mila euro di danni, in una lettera indirizzata ai giudici e agli inquirenti, anche Emilio Fede ha voluto raccontare la sua posizione: «Mi limito a ricordare – ha scritto – che di fronte a voi ci sono, con tutti i loro diritti e doveri, esseri umani e come tali non dovrebbero essere sottoposti a mortificazione al di là di quelli che sono ancora reati presunti». Nelle serate di Arcore non ci furono «né nudità, né balletti osceni, né minorenni come vittime sacrificali, né tantomeno rapporti sessuali alla presenza di chiunque». E Ruby? «Non mi ricordavo di averla conosciuta, non mi sono minimamente interessato alla sua età».
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