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Questo articolo è stato pubblicato il 09 giugno 2013 alle ore 08:22.
Ora che la crisi morde di più serve «assoluto rigore etico» per non cadere nella trappola delle «lusinghe della corruzione» che in questi tempi difficili si faranno «sempre più insistenti». Il presidente del Senato, Pietro Grasso, scandisce lentamente il suo appello ai giovani imprenditori nel suo intervento ieri dal palco di Santa Margherita Ligure iniziato con un minuto di silenzio per l'attentato ai militari italiani in Afghanistan. Imprenditori a cui poi Grasso guardandoli negli occhi fa una promessa: «Non vi lasceremo soli in questo difficile compito».
Per la seconda carica dello Stato è decisivo ora più che mai ritrovarsi in alcuni valori fondamentali che rappresentano le condizioni necessarie per «una economia realmente libera e sana». Valori e scelte etiche che Grasso elenca uno per uno: dal rifiuto della corruzione al contrasto all'evasione fiscale fino alla rinuncia a lavoro nero e impieghi irregolari. Perché – avverte ancora il presidente di palazzo Madama - «solo se mossi da questo senso di responsabilità sociale, prima ancora che professionale, potrete liberare il nostro mercato dalle molte catene e dai molti vincoli che il radicamento di comportamenti scorretti sul piano etico quotidianamente pone sul nostro cammino». È in queste parole il succo del messaggio di Pietro Grasso che «nuovo alla politica» sente ancora nella pelle il lavoro di magistrato esercitato per oltre 40 anni. Un «impegno alla legalità» – questo il suo invito -che può diventare anche una leva economica per il Paese consentendo di ridestinare alla finanza pubblica («quindi alla collettività») le risorse sottratte all'elusione e all'evasione fiscale, i patrimoni strappati alla criminalità organizzata con sequestri e confische. «Quello che a voi viene chiesto - ha provato a spiegare il presidente del Senato - è di continuare a lottare perché la crisi non scalfisca le dinamiche di fondo dell'economia di mercato, difendendo la concorrenzialità del sistema dagli attacchi, sempre più insistenti e potenti, provenienti dai mercati alternativi della criminalità organizzata», che proprio nella crisi trovano il terreno più fertile per agire.
Dal canto suo la politica deve ripensare nei prossimi mesi «non tanto a risanare i conti pubblici» ma a una strategia di medio-lungo periodo, facendo ripartire gli investimenti, «ma gli investitori - dice incassando un lungo applauso - per credere nel nostro Paese, hanno bisogno di regole chiare, di procedure lineari, di amministrazioni trasparenti, di una giustizia efficiente».
Grasso cita anche qualche esempio di buona politica che non «lascia sola» l'impresa: come lo sblocco della partita dei debiti della Pa varata definitivamente in Senato qualche giorno fa. Mentre più tardi ai giornalisti ribadirà che è «urgente fare presto» sulla legge elettorale e sulle riforme istituzionali che devono essere «condivise». Ma nel suo intervento indica anche altri esempi virtuosi che dimostrano come oggi nella crisi ci siano le «condizioni per superare le vecchie barriere»: è il caso dell'ultimo accordo raggiunto da Confindustria e dai sindacati su un «tema delicato e da sempre controverso» della rappresentanza e della democrazia sindacale. Un accordo nel segno della convinzione che «lavoro e impresa devono difendere gli stessi interessi». E anche sulla legalità nell'economia non si parte da zero: la seconda carica dello Stato ricorda, in particolare, il protocollo sottoscritto nel 2010 tra il ministero dell'Interno e la Confindustria, poi rinnovato nel 2012, per contrastare l'azione delle organizzazioni criminali nell'economia che «ha segnato un momento di rilevante evoluzione - ha concluso Grasso- nella garanzia della libertà di impresa».
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