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Questo articolo è stato pubblicato il 09 giugno 2013 alle ore 08:26.

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CITTÀ DEL VATICANO
Un segnale forte di vicinanza al popolo italiano, quello di Papa Francesco al presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ieri in Vaticano per la prima visita ufficiale del pontificato. E il capo dello Stato ha ribadito che tra i «due colli» di Roma c'è «reciproco rispetto, chiara distinzione e fattiva concordia». Mancavano pochi minuti alle 11 quando il corteo presidenziale ha traversato piazza San Pietro per dirigersi al cortile di San Damaso, atteso dal prefetto monsignor Georg Gaenswein e dai Gentiluomini di Sua Santità in alta uniforme – e dall'ex presidente della Consulta Cesare Mirabelli, nella sua veste di consigliere del Governatorato vaticano – mentre Napolitano non ha indossato il frac previsto dal protocollo diplomatico, come era avvenuto negli altri incontri ufficiali con Benedetto XVI ( 2006 in vaticano e 2008 al Quirinale).
Il popolo italiano «può e deve superare ogni divisione e crescere nella giustizia e nella pace, continuando così a svolgere il suo ruolo peculiare nel contesto europeo e nella famiglia dei popoli» ha detto il Pontefice, che ha auspicato che si possa «garantire e sviluppare l'impianto complessivo delle istituzioni democratiche»: un impegno «non facile» che Papa Francesco auspica possa essere perseguito da tutti i cittadini italiani e segnatamente da «noi cattolici», come ha sottolineato ricordando come ad esso «nei decenni trascorsi proprio hanno contribuito in modo determinante, leale e creativo i cattolici italiani». In questo momento di crisi, ha aggiunto, «preoccupanti appaiono soprattutto i fenomeni quali l'indebolimento della famiglia e dei legami sociali, la decrescita demografica, la prevalenza di logiche che privilegiano il profitto rispetto al lavoro, l'insufficiente attenzione alle generazioni più giovani e alla loro formazione, in vista anche di un futuro sereno e sicuro». Inoltre «il momento storico che stiamo vivendo – ha aggiunto il Papa – è segnato anche in Italia, come in molti altri Paesi, da una crisi globale profonda e persistente, che accentua i problemi economici e sociali, gravando soprattutto sulla parte più debole della società».
Per Napolitano – che ha condiviso con il Papa le preoccupazioni per la libertà religiosa nel mondo – le gravi conseguenze della crisi economica richiamano l'esigenza di un ritorno ai principi della solidarietà e della giustizia: «Nell'intensissima attività pastorale che ella è già venuto svolgendo sono emerse problematiche e sensibilità che caratterizzano il suo messaggio, e che attingono, credo, anche alla Sua lunga esperienza pastorale nelle realtà latinoamericane. Attorno al richiamo fondamentale a Francesco d'Assisi come l'uomo della povertà e della pace, si è subito manifestata la sua attenzione e premura per i sofferenti e per gli emarginati, per le persone e le famiglie vittime dell'avidità e dell'egoismo dominanti, ed è risuonato il Suo appello alla Chiesa e ai cristiani perchè ne prendano le parti e ne abbiano cura».
Napolitano – accompagnato da una delegazione di cui facevano parte tra gli altri il ministro degli Esteri, Emma Bonino, e l'ambasciatore presso la Santa Sede, Francesco Maria Greco – ha aggiunto: «La sentiamo profondamente vicino. Ella è già diventata una figura familiare e cara agli italiani». La sintonia di fondo tra i due capi di Stato è stata ribadita dall'editoriale sull'Osservatore Romano del direttore Gian Maria Vian. Napolitano ha poi incontrato il corpo diplomatico, davanti al quale ha parlato il segretario di Stato, Bertone, che ha ricordato il comune impegno dei due Stati per il superamento della crisi.
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