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Questo articolo è stato pubblicato il 10 giugno 2013 alle ore 23:00.
L'ultima modifica è del 10 giugno 2013 alle ore 13:59.

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L'assemblea di M5s: via libera a fondo diarie, è spaccatura sulla comunicazione

Dopo l'uscita dal Movimento - con seguito di polemiche - dei tarantini Alessandro Furnari e Vincenza Labriola, passati al gruppo Misto per protesta contro le troppe "decisioni dall'alto", e l'ennesimo scontro interno sull'autonomia degli eletti, nuova assemblea, nel pomeriggio, per i gruppi parlamentari dei Grillini. Durante l'incontro fiume, iniziato alle 17 e finito in tarda serata, l'assemblea ha votato sulla destinazione dei risparmi derivanti dalle diarie non spese: andranno ad un fondo statale per la riduzione del debito pubblico. Sulla questione della comunicazione relativa ai due deputati che hanno lasciato il gruppo invece l'assemblea si è divisa tra chi ha condiviso il comunicato preparato dallo staff del gruppo di comunicazione e chi lo ha giudicato eccessivo, «una esperienza da non ripetere». «Noi non cacciamo nessuno. Se qualcuno vuole andarsene, non possiamo trattenerli». Così Alessandro Di Battista, deputato del M5S, considerato uno dei più fedeli a Beppe Grillo, poco prima dell'inizio della riunione a Montecitorio.

Le prese di distanza dai comunicatori del Movimento
«Siamo certi che al gruppo Misto lavoreranno molto meglio anche considerando che saranno finalmente liberi di disporre di tutto il denaro spettante». Parole durissime, quelle usate dai comunicatori grillini in una nota stampa seguita all'annuncio dei due transfughi di voler andare ad ingrossare le fila del gruppo Misto, che nelle ultime ore hanno provocato una mezza rivolta tra gli eletti per i toni utilizzati. Tra gli ultimi a prendere le distanze (anche dal leader Beppe Grillo, che ha definito il Parlamento un «luogo maleodorante») il senatore triestino del M5S Lorenzo Battista: «Ci siamo anche noi là dentro. Quindi io non condivido questa linea. Mi piacerebbe invece che in questa fase ci fosse più proposta e soprattutto maggiore comunicazione delle nostre attività parlamentari». E aggiunge: «Beppe Grillo penso debba capire che in questa fase non sempre tenere i toni alti aiuta la coesione del gruppo». Contrario alla nota anche il parlamentare Cosimo Petraroli: «Mi dissocio».

Domani la scelta del nuovo capogruppo al Senato
Il clima, ormai è chiaro, si è deteriorato, e potrebbe peggiorare domani quando i senatori grillini saranno chiamati a votare un nuovo capogruppo al postto dell'uscente Vito Crimi (alla Camera, Riccardo Nuti ha già preso da qualche giorno il posto di Roberta Lombardi). Tra i candidati in lizza l'ortodosso Nicola Marra ma anche il Michele Giarrusso, protagonista di un recente scontro proprio con Crimi giunto in ritardo al voto per l'elezione del presidente della Giunta per le Immunità.

Tra i fattori che hanno contribuito all'uscita di Furnari e Labriola e che potrebbero indurre altri ad imitarli la decisione dell'ultima assemblea congiunta dei gruppi M5s, giovedì scorso, di restituire allo Stato una quota dello stipendio, tra risparmi della diaria e dell'indennità, «entro dieci giorni con un bonifico». «Come promesso, restituiamo allo Stato la parte dell'indennità cui abbiamo rinunciato e la porzione della diaria non rendicontata» sottolineava una nota diffusa a caldo: «Solo per l'indennità si parla di circa 200mila euro al mese».

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