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Questo articolo è stato pubblicato il 11 giugno 2013 alle ore 06:39.

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ROMA
Ormai la partita tra ortodossi e dissidenti nel M5S si gioca a carte scoperte. L'eco delle due vittorie di consolazione a Pomezia (Roma) e Assemini (Cagliari) risuonava lontana ieri tra i parlamentari Cinquestelle, impegnati a Montecitorio in un'assemblea fiume serale con all'ordine del giorno nuove «indicazioni comportamentali». Ossia: «Chiarimenti sugli atteggiamenti fuori e dentro ai gruppi rispetto alle decisioni dell'assemblea». Sullo sfondo la minaccia di nuove espulsioni. Nell'incontro è andato in scena lo scontro tra «fedeli alla linea» e «fautori del dialogo». I primi impegnati a sottolineare la necessità di attenersi alle decisioni prese a maggioranza in assemblea, evitando contestazioni preventive e recriminazioni successive. Pena espulsione. I secondi a rivendicare il diritto al dissenso. L'uscita di Alessandro Furnari e Vincenza Labriola, approdati al gruppo misto, ha lasciato strascichi polemici. «Noi non cacciamo nessuno. Se qualcuno vuole andarsene, non possiamo trattenerli», ha detto Alessandro Di Battista (considerato uno dei fedelissimi di Grillo). Tensioni del resto ci sono anche al Senato, dove oggi si svolgerà in streaming il ballottaggio tra "l'aperturista" Luis Orellana e l'"ortodosso" Nicola Morra. In ballo c'è l'elezione del nuovo capogruppo dopo la scadenza del mandato trimestrale dell'uscente Vito Crimi. Intanto ieri l'assemblea ha votato sulla destinazione dei risparmi derivanti dalle diarie non spese: andranno ad un fondo statale per la riduzione del debito pubblico.
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