Storia dell'articolo
Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 11 giugno 2013 alle ore 10:21.

My24
Erdogan, il Machiavelli ottomano che sogna ancora l'impero

Questa volta il primo ministro Erdogan ha usato l'astuzia machiavellica o l'inganno, a seconda dei punti di vista. Aveva appena promesso di incontrare una rappresentanza dei manifestanti e poi ha mandato la polizia a sgomberare Piazza Taksim. Una parte dei gruppi radicali di sinistra è caduta nella trappola reagendo con molotov e pietre, facendo così il gioco delle forze dell'ordine che hanno impiegato blindati, idranti e lacrimogeni a tutto spiano con l'intensità di una vera e propria guerriglia urbana.

Erdogan ha dunque riconquistato Piazza Taksim ai suoi progetti di revival della gloria ottomana. Ma è stata una prova di forza non una vittoria politica: nel monopolio del potere del suo partito di marca islamica Akp si è aperta una crepa evidente. Stravince da un decennio le elezioni ma non ha il consenso di una metà del Paese, laica e secolarista, contraria ai piani islamizzazione. Erdogan si è aggiudicato il primo round ma forse ha compromesso le sue ambizioni di essere un leader nazionale con aspirazioni presidenziali.

In questa vicenda il primo ministro ha confermato pericolose inclinazioni verso l'autoritarismo, si è scagliato persino contro twitter, con decine di arresti, definendo i social network una "cancrena", un atteggiamento che non corrisponde alla realtà di un Paese che ha uno dei più altri tassi di utilizzo della rete nel Mediterraneo. Anche i mercati nei giorni scorsi lo hanno punito e sfiduciato con il tonfo della Borsa e la svalutazione della lira turca: e ancora una volta non ha trovato di meglio che accusare le manovre di forze esterne e nemiche. L'elettorato aveva premiato Erdogan perché pensava che fosse la scelta giusta per guidare il Paese verso il successo economico, capace di sostituire al potere esercitato dai militari uno stato di diritto più vicino all'Europa. Ha saputo parlare a una Turchia laboriosa, moderata, desiderosa comunque di modernità. Deve tornare a parlare a questa Turchia lasciando da parte, se ne è ancora capace, gli atteggiamenti da raìs mediorientale.

A sua volta l'opposizione dovrà dimostrare di essere capace di capitalizzare con consensi reali gli errori del primo ministro: a cominciare dalle elezioni previste il prossimo anno, e non solo puntando sulle manifestazioni di piazza. Una cosa è certa: è stata imboccata una nuova fase ed Erdogan non è più l'incontrastato sultano della nuova Turchia.

Commenta la notizia

Shopping24

Dai nostri archivi