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Questo articolo è stato pubblicato il 13 giugno 2013 alle ore 06:40.

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Azzerare l'intervallo di tempo tra un contratto a termine e quello successivo per i giovani. È una delle leve su cui punta il Governo per favorire l'occupazione giovanile, modificando la legge Fornero che aveva allungato la pausa nel rinnovo tra un contratto e l'altro portandola a 60 giorni (per i contratti fino a 6 mesi) e 90 giorni (oltre i 6 mesi). Lo ha confermato lo stesso ministro del Lavoro, Enrico Giovannini: «Ci sono accordi sindacali che hanno già portato indietro i termini, ma per i giovani stiamo immaginando qualcosa di più forte come ridurli a zero». Si lavora anche a una rimodulazione dell'apprendistato, l'ipotesi è di superare il vincolo alla stabilizzazione per poter assumere nuovi apprendisti.

Il ministro ha anche confermato che l'Esecutivo intende «incentivare le assunzioni a tempo indeterminato», con un credito d'imposta, ma dovendo fare i conti con le risorse a disposizione, poiché non vi sarà nessuna manovra estiva, restano ancora diverse ipotesi in campo. Si pensa alla «decontribuzione per le imprese che assumono giovani»: ha spiegato il ministro Flavio Zanonato (Sviluppo economico). Si è spinto più in là il ministro Carlo Trigilia (Coesione territoriale), che ha parlato di un intervento da circa 1 miliardo di euro, finanziato dalla riprogrammazione di Fondi Ue, che per la metà servirà ad «assicurare la copertura totale degli oneri a carico del datore di lavoro per due anni», con l'impegno a confermare la misura per il periodo 2014-2020 utilizzando la nuova tranche di fondi comunitari. Con la restante metà si pensa anche di estendere ai comuni del Mezzogiorno la social card - è in sperimentazione in 12 città con oltre 250mila abitanti - diretta a famiglie ad alto rischio di esclusione, condizionandola all'accettazione di assistenza all'integrazione sociale, scolastica e lavorativa. «La nuova social card – ha spiegato Giovannini – è un primo meccanismo di sostegno al reddito per chi ha perso il lavoro. Si prevede una integrazione di 400 euro per un reddito inferiore all'indice Isee. Il finanziamento del precedente Governo è di 50 milioni».

Se a breve è previsto il pacchetto lavoro, dopo l'estate si aprirà il capitolo previdenza, con un provvedimento per rendere più graduale la riforma delle pensioni. Il Governo sta anche studiando come intervenire sulle pensioni d'oro, dopo la sentenza della Corte costituzionale che ha sancito l'incostituzionalità delle norme approvate nel 2011, sul prelievo del 5% sopra i 90mila euro. Il ministro Giovannini ha confermato la volontà di affrontare la questione «alla luce del quadro giuridico esistente e ponendo la massima attenzione ai profili di compatibilità costituzionale».

Dopo l'estate rischia di riesplodere la questione delle risorse per gli ammortizzatori in deroga. Le Regioni, infatti, continuano a ritenere insufficienti le risorse stanziate dal Governo per coprire cassa e mobilità in deroga per il 2013. Il decreto Imu-Cig del 17 maggio scorso ha stanziato un ulteriore miliardo di euro, ma alle Regioni potranno essere distribuiti circa 550 milioni: «Risorse lontanissime dall'esaurire il fabbisogno per quest'anno. Non copriremo neanche le richieste già pervenute», sottolinea il coordinatore degli assessori regionali al lavoro, Gianfranco Simoncini, che chiede «uno sblocco immediato dei nuovi fondi».

I restanti fondi del miliardo, ha reso noto il sottosegretario Carlo Dell'Aringa, nell'incontro di ieri con le Regioni, andranno in parte (si ipotizza 170 milioni) per coprire i residui del 2012. Altri 40 milioni saranno riservati per gli ammortizzatori in deroga delle aziende localizzate in più regioni; mentre i rimanenti 288 milioni sono già destinati alle 4 regioni del Sud (Obiettivo Convergenza) per le misure previste dal Piano di azione e coesione (Pac). «Rischiamo problemi di ordine sociale rilevanti», denuncia l'assessore al Lavoro della regione Piemonte, Claudia Porchietto, «noi abbiamo circa 18mila lavoratori che non percepiscono sussidi».

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