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Questo articolo è stato pubblicato il 13 giugno 2013 alle ore 06:43.

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ROMA
«Su riforma del bicameralismo e riduzione del numero dei parlamentari c'è una condivisione tra noi, il problema è far digerire al ceto politico il proprio dimagrimento». Stefano Ceccanti, ex senatore Pd, costituzionalista e componente dei 35 saggi, racconta il succo della prima riunione di ieri che sarà replicata lunedì prossimo (e per ogni lunedì). Sono andati avanti dalle 11 del mattino fino alle 18 mettendo a punto ciò su cui – peraltro – il Parlamento nella scorsa legislatura era andato molto avanti: cioè la fine del bicameralismo paritario, l'attribuzione del rapporto di fiducia con il Governo a una sola Camera e la riduzione del numero dei parlamentari. Cose note, scritte negli atti parlamentari della scorsa legislatura e nei programmi elettorali dei partiti politici, ma rimasti sempre lettera morta. E la ragione è quella che dice Ceccanti: che è difficile far accettare ai politici una autoriduzione. «Questa è un'opportunità unica che non va sciupata», ha detto Enrico Letta battezzando la prima riunione di esperti ma la raccomandazione andrebbe ripetuta in altra sede, cioè in Parlamento.
Nel prossimo incontro di lunedì i "35" discuteranno della composizione del Senato delle regioni, cioè se i rappresentanti debbano essere solo i consiglieri regionali o anche i rappresentanti dei Comuni o se serve un'elezione diretta in concomitanza con quella dei consigli regionali. Intanto il ministro Quagliariello chiarisce che «la commissione di saggi non voterà mai» mentre è molto probabile che «sul tema della forma di governo verranno consegnate al Parlamento posizioni molto differenti». Data di scadenza per il lavoro dei saggi è il 15 ottobre «senza proroghe» chiarisce il ministro delle Riforme che ieri insieme al collega Franceschini ha chiesto al Senato che il Ddl costituzionale venga esaminato con la procedura d'urgenza.
Intanto la già molto numerosa "macchina da guerra" delle riforme si arricchisce di un ulteriore elemento: proprio ieri su indicazione del presidente della commissione Affari costituzionali alla Camera Sisto, è stato designato Vito Marino Caferra, Presidente della Corte di Appello di Bari, quale esperto di collegamento fra i saggi e la commissione. Al di là della moltiplicazione dei ruoli, vale quello che ha detto chiaramente Enrico Letta ai saggi aprendo la riunione: «La centralità è del Parlamento: io sarò il mossiere del percorso di lavoro che svolgerete, in piena autonomia». Il mossiere, nel "codice" del palio di Siena, è l'unico e insindacabile giudice sulla validità della partenza. Infine le raccomandazioni del ministro Quagliariello: «A una commissione come questa non è chiesto di rappresentare posizioni politiche ma un contributo in termini di professionalità. Inoltre vi chiedo riservatezza».
Fuori dai luoghi della politica anche il sindacato si infila sul tema delle riforme: Raffaele Bonanni boccia il presidenzialismo mentre il segretario confederale della Cgil, con delega agli assetti istituzionali, Danilo Barbi, giudica «un grave pasticcio il Ddl costituzionale circa le modalità sul cambiamento della Costituzione e la questione dei referendum popolari confermativi. Su questi due punti si introducono due gravi confusioni, non a caso denunciate dai comitati Dossetti per la Costituzione e da "Salviamo la Costituzione"». Comincia il fuoco amico.
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Sul tavolo dei saggi
BICAMERALISMO
Condivisione unanime
Nella prima riunione dei saggi per le riforme è emersa una condivisione pressoché unanime circa il mantenimento di un sistema istituzionale con due Camere, con una sola, però, che dà la fiducia al governo
TAGLIO PARLAMENTARI
Meno onorevoli
Ampia condivisione tra i saggi per le riforme anche sulla necessità che il nuovo sistema istituzionale deve portare a una sostanziale riduzione del numero dei parlamentari. Una posizione condivisa anche da quasi tutte le forze politiche
NODO SENATO
Divisi su funzioni e elezione
Sulla composizione della seconda Camera,quella che non dà la fiducia al governo, sono emerse ipotesi differenti sulle funzioni da attribuire ad essa e sulle modalità di elezione (direttamente dal popolo o dagli enti territoriali)

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