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Questo articolo è stato pubblicato il 13 giugno 2013 alle ore 06:42.

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BRUXELLES. Dal nostro corrispondente
Entro la fine della settimana i 27 paesi dell'Unione vogliono trovare un accordo sul mandato da affidare alla Commissione perché l'esecutivo comunitario possa negoziare un atteso accordo di libero scambio con gli Stati Uniti. Il nodo da scegliere rimane quello posto dai francesi che vogliono escludere la produzione culturale dalle trattative. In realtà dietro alla questione audiovisiva si nasconde più in generale la sfida di regolamentare le infinite libertà concesse da Internet.
«L'eccezione culturale in campo audiovisivo non è il vero problema - spiega un diplomatico europeo -. Il vero problema è come tenere conto nel mandato, e quindi nell'accordo, della futura evoluzione della Rete. Ormai tutto è scaricabile su Internet, e in futuro questa possibilità non potrà che crescere». Il tentativo dei negoziatori è di trovare in una riunione venerdì a Lussemburgo un compromesso che rispetti le diversità culturali, ma tenga conto delle crescenti attività sulla Rete.
Mentre alcuni deputati europei vogliono dare battaglia contro gli episodi americani di sorveglianza di Internet, emersi nei giorni scorsi, la Francia può contare sull'articolo 167 dei Trattati nel suo tentativo di difendere l'eccezione culturale: «L'Unione - vi si legge - contribuisce al pieno sviluppo delle culture degli Stati membri nel rispetto delle loro diversità nazionali e regionali, evidenziando nel contempo il retaggio culturale comune». Parigi è appoggiata da altri paesi, in particolare l'Ungheria.
Chi si oppone alle domande francesi lo fa per due motivi. C'è chi crede fermamente al libero scambio. E chi invece teme che gli Stati Uniti per ripicca impongano anche loro tabù negoziali (nel settore marittimo o agricolo, per esempio). I 27 stanno cercando di quadrare il cerchio, finalizzando un mandato che sia al tempo stesso ampio, preciso e non troppo controverso agli occhi degli americani. C'è il desiderio di inserire chiari parametri alla linea che la Commissione dovrà osservare.
La produzione televisiva e cinematografica europea verrà protetta; più difficile è trovare un'intesa sul ruolo di Internet. «Stiamo lavorando su un accordo commerciale valido per il XXI secolo. Non è facile», dice un diplomatico. Poiché l'intesa tra i 27 deve avvenire all'unanimità, la Francia minaccia un veto che peserebbe non poco sui lavori del prossimo G-8 inglese. La Gran Bretagna ha fatto del prossimo negoziato di libero scambio un cavallo di battaglia dell'incontro di lunedì e martedì.
In un discorso a metà maggio, il commissario alla Cultura Androulla Vassiliou aveva elencato i punti su cui l'Europa in queste trattative non ha intenzione di negoziare: le attuali politiche europee così come gli strumenti relativi (eventuali sussidi); le misure prese dai governi per regolamentare il settore audiovisivo (eventuali tasse); la possibilità dei governi europei di continuare ad adattare e a sviluppare politiche a favore della diversità culturale, sia a livello europeo che a livello nazionale.
Bruxelles spera di trovare un accordo venerdì durante una riunione dei responsabili del Commercio in Lussemburgo. Un volta avuto il mandato, la Commissione vuole iniziare le trattative con gli Stati Uniti velocemente. Secondo i calcoli dell'esecutivo comunitario, un accordo di libero scambio con gli Usa comporterebbe vantaggi per la sola Unione europea di 119 miliardi di euro. Tuttavia, un accordo sul mandato non escluderebbe a priori divisioni tra i 27 durante negoziati che si preannunciano difficili.
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