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Questo articolo è stato pubblicato il 14 giugno 2013 alle ore 06:42.

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NEW YORK
I geni del corpo umano non si possono brevettare. La Corte suprema americana, con una sentenza che promette di fornire nuove regole e indirizzi alla ricerca scientifica e al business della medicina, ha deciso che simili sequenze naturali di Dna, anche se isolate da parte di un'azienda, non sono coperte da diritti di proprietà intellettuale perché, nella parole della Corte, «non è stato inventato nulla». I brevetti sono invece legittimi per i geni artificiali, quelli sintetizzati in laboratorio.
Per gli alti magistrati americani, che si sono espressi all'unanimità dando ancora più forza alla loro scelta, è stato il primo ingresso nel grande settore in espansione della medicina molecolare. Consentirà ai ricercatori di proseguire sulla strada delle scoperte senza temere di essere portati in tribunale per violazioni di “patents”; ai medici e ai pazienti, soprattutto afflitti da tumore, di aver maggior accesso alle scoperte in questo campo. Per le aziende, secondo gli analisti, potrebbe avere conseguenze contrastanti: scoraggiare investimenti per chi oggi punta molto sui brevetti, ma incoraggiare un maggior numero di protagonisti a farsi avanti e a innovare.
Il caso ha riguardato la Myriad Genetics, un'azienda di biotecnologie con sede a Salt Lake City che possiede i brevetti di due geni. Sono il BRCA1 e BRCA2 e possono rivelare quante probabilità ha una donna di sviluppare un cancro al seno o alle ovaie. Il risultato è che aziende quali Myriad possono vantare così un monopolio su test ed esami basati su simili geni. Che sono saliti anche all'onore della cronaca di recente, quando l'attrice Angelina Jolie ha scelto la mastectomia per evitare gli eccessivi rischi di sviluppare la malattia.
I brevetti sono stati portati in tribunale da una coalizione di medici e associazioni di pazienti convinta che soffocassero la ricerca e danneggiassero i cittadini. E, dopo un parere a favore di Myriad in Corte d'Appello, la vicenda è arrivata alla Corte Suprema. Una battaglia cominciata nel 2009 che ha visto la massima autorità giudiziaria statunitense ribaltare il parere precedente. Per la Corte ha redatto la motivazione finale il giudice Clarence Thomas, in 18 pagine che hanno messo in luce una posizione condivisa, come accade di rado. «Myriad non ha creato nulla - ha scritto - Ha scoperto un gene importante e utile, ma l'azione di separare questo gene dal resto del materiale genetico non può essere definita un'invenzione». Uno scambio di vedute durante il dibattimento, tra gli avvocati di Myriad e il presidente della Corte Suprema John Roberts, ha a sua volta illustrato lo scontro con una metafora sul baseball: i legali dell'azienda hanno affermato che isolare i geni era come dar vita a una mazza da baseball dal legno di un albero. Roberts ha risposto che nulla è più lontano dalla realtà: se tagli un ramo non hai una mazza da baseball, che invece deve essere inventata.
Per Myriad, però, si tratta di una sconfitta solo parziale: la società vanta anche brevetti su geni sintetici che sono stati protetti dalla Corte Suprema in qualità di invenzioni. Il comparto delle ricerca genetica, dunque, rimane aperto all'impegno e agli investimenti di un esercito di aziende. E il titolo di Myriad è salito ieri del 2,5% in borsa.
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LA CAUSA
La decisione della Corte
I geni umani non possono essere brevettati, quelli prodotti sinteticamente invece sì. Lo ha stabilito la Corte suprema americana. Il no ai brevetti del Dna umano è stato deciso all'unanimità dai nove saggi della Corte Suprema. Il motivo dell'opposizione è che il Dna viene dalla natura e come tale non è possibile brevettarlo, a differenza dei prodotti sintetici
La causa coinvolge Myriad Genetics, azienda di biotecnologie con sede a Salt Lake City, che possiede i brevetti di due geni. Si chiamano Brca1 e Brca2 e possono indicare quante possibilità  ha una donna di sviluppare un cancro al seno o alle ovaie

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