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Questo articolo è stato pubblicato il 14 giugno 2013 alle ore 06:43.

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Un decreto "del fare" anche per le carceri italiane, sovraffollate e nel mirino della Corte europea dei diritti dell'uomo per gli spazi concessi ai detenuti, al limite della tortura. Il Governo, annuncia il ministro della Giustizia Annamaria Cancellieri, intende approvarlo in fretta: forse già domani, via libera in Consiglio dei ministri a «un provvedimento-tampone urgente sulle carceri, per alleggerire le condizioni di vita dietro le sbarre, con modifiche sia in entrata che in uscita dei detenuti. Farà uscire non più 3-4 mila detenuti». Il Guardasigilli, che parla a Roma a margine della conferenza dei prefetti, ricorda il pressing della Corte di Strasburgo, che ha fissato a maggio 2014 la dead line per adeguare le 206 strutture penitenziarie (capienza regolamentare 46.995 detenuti) agli oltre 65mila detenuti presenti. In serata, il ministro gioca d'anticipo sulle critiche al Dl, che «allenterà la pressione salvaguardando la sicurezza dei cittadini perché non toccherà persone che hanno compiuto reati socialmente pericolosi».
Il decreto, che i tecnici di via Arenula stanno ancora definendo, dovrebbe comprendere misure come lo sconto di pena ai fini della liberazione anticipata (che sale da 45 a 60 giorni per ogni semestre scontato) per i detenuti che partecipano alle attività di rieducazione. Lo sconto, in caso di buona condotta, sarebbe applicabile a tutti i tipi di reato, anche gravi.
Altra novità, quando la pena residua da espiare - computando le detrazioni per buona condotta - non superi i 3 anni (6 per reati commessi da tossicodipendenti), il Pm trasmette gli atti al magistrato di sorveglianza perché questi provveda «senza ritardo» alla riduzione della pena. La bozza del Dl abbassa anche da 3 a 4 anni il tetto della pena residua che consente ai condannati definitivi di chiedere una misura alternativa al carcere.
Ma il decreto legge non è l'unica carta che il Guardasigilli intende giocare per riportare i penitenziari italiani a condizioni civili. In cantiere anche un "Piano carceri" che dovrebbe garantire altri diecimila posti con la creazione di nuovi strutture o la ristrutturazione di strutture dismesse, anche del Demanio militare. «Abbiamo bisogno di un po' di tempo. Ci stiamo lavorando, e io conto di varare il piano per l'autunno», assicura il ministro.
Di ieri, invece, la presentazione di un emendamento del Governo al ddl su misure alternative e messa alla prova all'esame della commissione Giustizia della Camera che punta a far rientrare la reclusione presso il domicilio del condannato (o altro luogo di pubblico o privato di cura, assistenza e accoglienza) tra le possibili pene stabilite dal giudice al momento della sentenza, e non più una misura alternativa come è considerata oggi. L'opzione domiciliari vale per delitti puniti fino a 6 anni.
Nonostante l'appoggio esplicito del Presidente della Repubblica, che anche pochi giorni fa ha ribadito la necessità di un intervento urgente per risolvere l'emergenza, l'accelerazione del Guardasigilli mette in allarme Lega e Fratelli d'Italia, che denunciano il rischio di rimettere in circolazione condannati anche per reati gravi e parlano di «follia» del Governo e di decreto «inaccettabile».
La conferenza dei prefetti ha visto ieri anche il lancio di un altro piano, anche questo atteso per uno dei prossimi Cdm, dedicato alla sicurezza delle città. A promuoverlo, il ministro degli Affari regionali, Graziano Delrio, e degli Interni, Angelino Alfano: l'obiettivo, spiega, è «rendere gli italiani liberi dalla paura». La strategia, aggiunge, «è quella di considerare le forze dell'ordine in interposizione tra le forze del male e i singoli cittadini».
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