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Questo articolo è stato pubblicato il 15 giugno 2013 alle ore 08:15.

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Sale la tensione politica su Imu e Iva, e con essa il pressing perché il Governo individui in fretta le coperture e dia dei segnali già nel Consiglio dei ministri di oggi. Riunione dedicata al varo del pacchetto sulle semplificazioni, che potrebbe a questo punto prevedere un'integrazione se pur a livello di prima discussione collegiale proprio sul dossier fiscale.

Per l'Iva, diverse le ipotesi in campo: far scattere comunque l'aumento di un punto dal 21 al 22%, provando al tempo stesso ad avviare una redistribuzione del paniere dei beni sottoposti alle attuali tre aliquote, così da limitare l'effetto recessivo dell'intera manovra; rinviare l'aumento di alcuni mesi, tra settembre e ottobre il che dimezzerebbe a 1 miliardo la copertura per l'anno in corso, fermo restando che con la legge di Stabilità occorrerebbe reperire 4 miliardi dal 2014. Si ragiona anche sull'ipotesi di limitare l'aumento dal 1 luglio allo 0,5 per cento.

Iva e Imu strettamente connesse. «Non possiamo aumentare l'Iva per le famiglie con redditi medio bassi e poi togliere l'Imu a zio Paperone», osserva il vice ministro all'Economia del Pd, Stefano Fassina. Questione complessa, com'era del resto evidente fin dall'inizio, data la mancanza di risorse che lo stesso ministro dell'Economia, Fabrizio Saccomanni ha cifrato in 8 miliardi. In questo momento - ha aggiunto il titolare dello Sviluppo economico, Flavio Zanonato - non vi sono nel bilancio dello Stato i soldi per evitare l'aumento dell'Iva. Ieri però dal fronte politico si è registrato un obiettivo irrigidimento delle posizioni in campo, con un fiorire di proposte che vanno a arricchire il carnet delle diverse opzioni. Come quella dello stesso Fassina, che ha ricevuto anche il plauso del capogruppo Pdl alla Camera, Renato Brunetta. «Stiamo lavorando su diverse soluzioni. Se aumentassimo di 15 miliardi nel prossimo semestre i pagamenti dei debiti della Pa alle imprese, e lo facessimo per i debiti di spesa corrente, potremmo utilizzare l'Iva incassata per spostare almeno fino al 1° gennaio 2014 l'aumento dell'Iva». Non è del tutto chiaro come sia possibile, alla luce delle regole di contabilità pubblica e dei vincoli europei, coprire un mancato gettito certo con futuri, attesi aumenti dell'Iva. Brunetta spiega che le fatture per i 10 miliardi che i Comuni spenderanno in conto capitale non sono state ancora emesse. «Solo quest'Iva porta un incasso di 2,1 miliardi». Di tutt'altro avviso Bruno Tabacci, leader del Centro democratico: «Le copertura di Brunetta sono dubbie. Ho l'impressione che si faccia di tutto per rimanere impiccati alle promesse elettorali».

Di certo, già in mattinata il vice premier Angelino Alfano, replicando indirettamente a Saccomanni, aveva nuovamente indicato la linea, almeno per quel che riguarda il Pdl: «Ci battiamo e ci batteremo, e siamo al governo proprio per questo, per eliminare l'Imu sulla prima casa ed evitare l'aumento dell'Iva». Esattamente quegli 8 miliardi che mancano all'appello. «Attendiamo che il ministro completi il proprio lavoro per la ricognizione delle fonti di copertura per compensare queste spese». «Se l'Iva aumentasse, il governo potrebbe avere problemi», incalza Maurizio Gasparri. Anche dal Pd cresce il pressing: «Il governo deve fare tutto il possibile per evitare l'aumento dell'Iva», afferma Matteo Colaninno, responsabile Economia del Pd. «Allo stesso modo, è indispensabile una rimodulazione dell'Imu che permetta di alleggerire l'imposta sulle prime case».

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