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Questo articolo è stato pubblicato il 15 giugno 2013 alle ore 12:29.

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L'intreccio perverso tra crisi economica, crisi familiare e gioco sta danneggiando l'esistenza di tante persone e famiglie. Tanto che la politica locale ha deciso di fare sul serio e di intervenire per arginare il fenomeno delle slot che sta diventando una vera mania.

Una necessità a regolamentare al più presto l'azzardo che ha spinto la Regione Lombardia, di cui Pavia è la sua piccola Las Vegas, a preparare un decalogo per una legge "No slot" contro le ludopatie e il gioco elettronico. È il risultato del gruppo di lavoro istituito al Pirellone in Commissione IV delle Attività Produttive, che ha elaborato un testo per formulare una legge regionale di contrasto alle ludopatie, ossia la dipendenza patologica da giochi elettronici o d'azzardo.

Per la prima volta da quando si è insediata la nuova Decima Legislatura la Commissione IV è riuscita a mettere daccordo e far lavorare i sintonia allo stesso "tavolo" i vari gruppi inclusi il M5S che in altre occasioni, ad esempio sui costi della politica, si è sfilato in segno di dissenso. Così dopo un periodo di liberalizzazione e proliferazione delle sale da gioco a breve si dovrebbe entrare in una nuova fase con la Regione che ispira le linee guida ai Comuni per il PGT (Piano Governo Territorio) sui criteri di apertura di nuove slot e modalità di uso più restrittive.

Ad esempio si giocherebbe alle macchinette solo con l'uso obbligatorio della carta regionale dei servizi, una misura che grazie a un chip consentirebbe di intervenire e interrompere il gioco in base a un "timer", fino ad inibire in casi di rischio per tempo limite e oltre i limiti. Altra misura messa a punto è quella volta a contrastare la diffusione del gioco attraverso degli incentivi ai locali che rinunciano alle slot, mentre ai locali "incalliti" che allettano a giocare verrebbe applicata una tassa di scopo regionale per finanziare la cura delle ludopatie. Che a dispetto di come suona la parola è una vera e propria malattia di cui, secondo la Regione, è affetta una popolazione in aumento di oltre 25000 lombardi. Sono persone ossessionate dal gioco che pensano solo a quello, a prescindere dal grado di istruzione e dal livello di agiatezza economica. La tassa di scopo aumenterebbe il numero assai ridotto di quanti oggi ricevono le cure per mancanza di risorse : circa 1400 in tutta la Regione.

Nelle Asl verrebbero istituiti dei servizi di cura ad hoc per tutti quelli, ossia la maggioranza, che attualmente non godono di assistenza sanitaria specifica e specialistica. Sono servizi di tipo educativo più che altro, dato che di medicine per i ludopatici non ne esistono, almeno per i momento. Come detto la proposta è sottoscritta da tutti gli otto gruppi presenti in Regione: un segnale di responsabilità della politica dato che la Lombardia attualmente è la seconda regione per somme spese nel gioco. Nelle linee guida individuate ci sono oltre alle solite sanzioni da parte dei Comuni anche un loro intervento diretto per regolare gli spazi di gioco dentro i locali e il divieto di pubblicizzare negli spazi pubblici il gioco d'azzardo. Si cerca di porre rimedio e arginare la troppa liberalizzazione concessa con un contrappeso che qualcuno potrebbe scambiare per proibizionismo. È pù opportuno parlare di " protezionismo", nel senso che la Regione interviene per proteggere i propri cittadini dopo averli lasciati in balia di un fenomeno in crescita che impatta pesantemente sulle loro vite.

Perché se da un lato il gioco è un affare per l'erario dello Stato c'è da considerare, e finora è stato sottovalutato, che il costo sociale della diffusa patologia potrebbe sopravanzare i proventi derivanti dal gioco. Alcuni giocatori da noi interpellati e incontrati nella sala da giochi gestita dalla Sisal in Piazza Diaz vicino al Duomo di Milano, che batte per fatturato Campione d'Italia, restano del tutto indifferenti alle annunciate restrizioni. Non le vedono come deterrenti di un fenomeno, quello del gioco, che per loro ricade esclusivamente sotto la libera scelta del cittadino e non sotto il controllo delle istituzioni. Capita di sentire più o meno la stessa obiezione, senza averla letta, che si trova ne "il Giocatore" di Dostoevskij libro scritto proprio per pagare dei debiti di gioco: "perché mai il gioco sarebbe peggiore di un qualsiasi altro vizio?" E subito dopo riprendono a giocare.

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