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Questo articolo è stato pubblicato il 18 giugno 2013 alle ore 20:31.

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Fondi pubblici al cinema, l'inchiesta di Sky sui film finanziati dal ministero

I teatri chiudono, i cinema si svuotano, le produzioni italiane non reggono la concorrenza nemmeno con i film a basso costo prodotti non dico a Hollywood, ma anche a Bollywood. La cultura in Italia langue tra tagli e sforbiciate: eppure nel solo 2012 il ministero per i Beni artistici e culturali ha finanziato 79 film per un valore complessivo di 23 milioni di euro: mica briciole in tempi di carestia come questi.

Ad andare a frugare tra decreti legislativi, leggi e regolamenti è stato Sky Cine News e la giornalista di Sky Cinema, Barbara Tarricone, con un' inchiesta (in onda questa sera alle 22.50 su Sky Cinema 1) dal titolo inequivocabile: Ciak! Paga lo Stato. Tra le tante pellicole che negli anni hanno beneficiato degli aiuti istituzionali ci sono alcuni che non sono nemmeno mai usciti nelle sale e, se hanno fatto un passaggio in videocassetta o dvd, di certo non sono passati alla storia come blockbuster da milioni di euro di incassi.

Pellicole mai uscite, ma non solo: soft core e horror visti a malapena da appassionati del genere splatter. La prima legge che regolava i finanziamenti pubblici alle produzioni cinematografiche è datata 1965; nel 2004 ne è stata emanata una successiva che, almeno nelle intenzioni, avrebbe dovuto stringere la maglie attraverso cui far passare le produzioni alle quali destinare denaro.

Tra cialtronerie e mezzi flop, comunque, era impossibile che qualche regista di valore non ricevesse un doveroso aiuto: così a Marco Bellocchio sono arrivati 900mila euro per il suo "Bella addormentata", a Paolo Sorrentino 1 milione e centomila per "La grande bellezza", di recente sbarcato a Cannes e, più di recente, Paolo Virzì ha ottenuto 700mila euro dal MiBac per "Il Capitale umano", film al quale sta lavorando in questi giorni.

Secondo la linea guida sotto cui è nata la legge del 2004 per cui lo Stato avrebbe dovuto aiutare la diffusione di opere difficili e di qualità, il bollino di "film di alto interesse culturale" (riconoscimento che non prevede automaticamente l'erogazione del finanziamento) lo hanno ottenuto anche produzioni che di difficile comprensione non sembrano proprio (a meno che non siano viste da un cinese che non spiccica una parola di italiano). Per lo Stato italiano, dunque, sono considerati film difficili e di qualità produzioni come: "Benevenuti al Sud" e il suo sequel, "Benvenuti al Nord", "Immaturi" e "Ti stimo fratello" e il road movie dei fratelli Vanzina "Mai Stati Uniti".

Per la cronaca, racconta Tarricone nell'inchiesta di Sky Cine News , il bollino di film di interesse culturale rilasciato dal ministero ha un valore che va oltre il "bene, bravo, bis": garantisce infatti un maggiore premio statale sugli incassi, sgravi fiscali per il distributore, e premi agli esercenti che ne ospitano la proiezione. In altri termini altri soldi pubblici.

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