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Questo articolo è stato pubblicato il 19 giugno 2013 alle ore 06:40.

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ENNISKILLEN. Dal nostro inviato
Un passo indietro per la Siria, un passo avanti per l'Afghanistan e l'annuncio di due negoziati per la pace: Barack Obama in stato d'assedio per le difficoltà che sta incontrando la sua strategia siriana ha chiuso ieri il G-8 politico con un successo a Kabul. I talebani, con l'appoggio del Mullah Omar, hanno annunciato ieri di aver costituito una commissione politica e di aver aperto un ufficio in Qatar per negoziare la riconciliazione nazionale in Afghanistan. Una squadra di negoziatori afgani è giunta in Qatar, domani arriverà una squadra di negoziatori americani che aprirà anch'essa un dialogo diretto che potrebbe portare, ad esempio, a uno scambio di prigionieri. «Mi auguro che il processo negoziale possa darci rapidamente dei risultati» ha detto il leader afghano Hamid Karzai. Sarà un processo lungo e difficile ha aggiunto Obama; la pace arriverà solo attraverso un processo «tra afghani e guidato dagli afghani».
Uno dei presupposti che hanno consentito l'avvio di quesa nuova fase in Afghanistan è l'affermazione dei talebani che il territorio afghano non potrà essere usato per lanciare attacchi terroristici e che appoggeranno il processo di pace. La Casa Bianca ha dato altri dettagli. I talebani dovranno sottoscrivere tre condizioni e dare prova che le rispetteranno: rompere con al Qaeda; cessare ogni violenza; rispettare la Costituzione afghana e i diritti previsti per donne e minoranze. Sviluppi importanti dunque anche se per ora ci troviamo nelle fasi preliminari: i primi incontri serviranno a identificare un iter negoziale e le rivendicazioni di ambo le parti.
È stato Obama a dare la notizia al G-8 di Enniskillen, annunciando un'altra pietra miliare nella guerra in Afghanistan: da ieri le forze regolari afghane hanno preso il controllo di tutto il territorio nazionale. Si è compiuto così un programma annunciato a Chicago l'anno scorso al vertice della Nato che prevedeva una graduale restituzione della sovranità sul territorio alle forze armate e alla polizia afghana. Le truppe americane resteranno ovviamente in posizione di appoggio fino al dicembre del 2014 come concordato da tempo «ma questi due sviluppi si muovono entrambi verso la pace e l'obiettivo di stabilità e di autonomia in Afganistan - ha detto un funzionario dell'amminsitrazione - li accogliamo con un benvenuto perché sono i primi passi verso la riconciliazione, i primi passi di un processo complesso, lungo e difficile».
Barack Obama può così cercare di riscattare la sua leadership politica dopo le difficoltà in cui si è trovato per l'incapacità di far rispettare le sue richieste in Siria e per le difficoltà dei ribelli appoggiati dagli Stati Uniti. Anche se 7 membri del G-8 sono al fianco dell'America sulla questione armi chimiche e superamento della "linea rossa" da parte di Damasco, la Russia resta contraria a procedere con una defenstrazione del leader siriano Bashar al Assad e con il riconoscimento che sono state usate armi chimiche. Si è detto che la Russia è isolata, ma è la strategia di Mosca che per ora vince sul campo: l'accoppiata Hezbollah forze siriane si è rivelata una combinazione micidiale per le forze ribelli, disorganizzate, male armate e meno preparate militarmente. Il compromesso nel comunicato: gli otto si impegnao a far sì che le armi chimiche non siano usate in Siria e sia dato un forte appoggio a un negoziato, anch'esso per la riconciliazione nazionale, che partirà a Ginevra fra tutte le forze coinvolte nella guerra civile. Un negoziato che avrà tempi lunghi.
Anzi, dicono fonti ai margini del G-8, lunghi abbastanza da durare fino alla metà del 2014 quando scadrà il mandato presidenziale di Assad. Solo allora la Russia potrà accettare l'uscita di scena di Assad e la formazione di un nuovo Governo misto guidato comunque da un membro dell'entourage di Assad seguendo il processo impostato nello Yemen.
Come diceva Obama parlando lunedì mattina da Belfast, ogni conflitto religioso o etnico può essere risolto, l'esempio irlandese e il negoziato di pace fra parti che si sono odiate per decenni ha prodotto benefici per l'economia, normalità e scuole dove bambini protestanti studiano al fianco di bambini cattolici. Possibile che i negoziati di pace avviati a Doha fra talebani e afghani e quelli di Ginevera, che saranno avviati fra sunniti e sciiti alawiti portino agli stessi risultati? «È la nostra speranza - dice un funzionario al seguito di Obama - ed è l'unica via. Per il 2014 prima di lasciare l'Afghanistan, dovremo avere un impianto di unità nazionale. A Doha il passo in avanti è importante ma dobbiamo essere realisti ci sono molti problemi». Il problema più serio è la sfiducia fra le parti, che resta enorme. Il processo è complesso, durerà comunque a lungo, ma se c'era un posto importante sul piano simbolico per dare gli annunci di negoziati per la riconciliazione nazionale, l'Irlanda del Nord è certamente il migliore.
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