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Questo articolo è stato pubblicato il 21 giugno 2013 alle ore 06:39.

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BRUXELLES. Dal nostro corrispondente
In una due giorni di incontri i ministri delle Finanze europei vogliono fare progressi sulla futura unione bancaria. Dopo un via libera sofferto al trasferimento della vigilanza creditizia dagli stati membri alla Banca centrale europea, ieri i governi hanno trovato un accordo sulla ricapitalizzazione diretta delle banche da parte del Meccanismo europeo di stabilità (Esm). Oggi toccherà loro discutere le norme da seguire nel fallimento o nella ristrutturazione degli istituti in crisi.
«Dopo numerosi mesi di trattative sono molto contento di poter annunciare che abbiamo trovato un accordo politico sulle linee-guida delle future ricapitalizzazione dirette da parte dell'ESM» ha annunciato ieri sera il presidente dell'Eurogruppo Jeroen Dijsselbloem a Lussemburgo dove i ministri oggi si riuniscono nella formazione a 27. «Il meccanismo verrà utilizzato sulla base di chiare condizioni e appropriate regole di ristrutturazione bancaria».
Annunciando nel 2012 la nascita di una vigilanza unica, i Paesi membri avevano previsto che l'Esm avrebbe ricapitalizzato le banche in crisi, con l'obiettivo di alleviare i bilanci nazionali e spezzarne il legame con gli istituti di credito in difficoltà. Il tema è però delicato. Alcuni paesi temono di consentire una qualche forma di azzardo morale. I ministri hanno quindi deciso ieri sera che ai fondi provenienti dall'Esm si aggiungerà una quota a carico del Paese nel quale ha sede la banca.
L'Eurogruppo ha deciso che nel caso la banca abbia un Tier One inferiore al 4,5%, questo livello verrà raggiunto con risorse nazionali, a cui si aggiungerà l'iniezione dell'Esm. Se invece l'istituto ha già raggiunto questo limite, il paese parteciperà alla ricapitalizzazione con il 20% del totale nei primi due anni dall'entrata in vigore del meccanismo (successivamente, il 10%). I ministri hanno deciso di limitare l'ammontare dei fondi dell'Esm riservato alle ricapitalizzazioni a 60 miliardi di euro (su un totale di 500).
Il commissario agli affari economici Olli Rehn ha assicurato ieri sera che nonostante la partecipazione del governo il meccanismo riuscirà a spezzare il circolo vizioso tra bilanci sovrani e bilanci bancari. Più cauto Dijsselbloem: ha spiegato che la scelta permetterà di «indebolire» il circolo vizioso.
Ciò detto, un esponente del ministero dell'Economia italiano ha affermato che «la delegazione italiana è molto soddisfatta dall'esito dei lavori». Risultati, ha detto, «in linea con le nostre attese».
Un altro aspetto discusso ieri pomeriggio è stato se consentire o meno la ricapitalizzazione retroattiva delle banche in crisi. Questa possibilità è stata richiesta più volte dalla Grecia e dall'Irlanda che nel rafforzare i propri istituti di credito hanno aumentato il proprio debito pubblico. Nonostante la ritrosia di alcuni paesi, l'Eurogruppo ha deciso di consentire questa possibilità caso per caso, con il benestare unanime dei paesi azionisti dell'Esm e a richiesta del paese (si veda Il Sole/24 Ore del 14 giugno).
L'altro tema sul tappeto, che verrà discusso oggi, è il modo in cui gestire la ristrutturazione di una banca in crisi, con il contributo di depositanti e azionisti. I ministri sono alla ricerca di un equilibrio tra armonizzazione e flessibilità. Bisogna proteggere l'integrità del mercato unico, ma al tempo stesso adattare le regole a mercati con tradizioni e strutture diverse. In un documento preparatorio all'incontro, un possibile compromesso prevede l'esclusione discrezionale dalla ristrutturazione dei derivati.
Il possibile accordo prevede anche di dare all'autorità di risoluzione il potere di escludere altri attivi bancari dalla risoluzione bancaria, se la stabilità finanziaria è a rischio. L'impressione è che molte decisioni in questa due giorni saranno soprattutto di principio. Il dettaglio verrà lasciato al futuro. Salvo sorprese, di ricapitalizzazione diretta si parlerà concretamente nel 2014, dopo l'approvazione definitiva delle regole sulle risoluzioni bancarie e dopo l'entrata a regime della vigilanza unica.
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