Storia dell'articolo
Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 22 giugno 2013 alle ore 10:37.

My24
Il Novara acquista Katidis, il giocatore che la Grecia non vuole perdonare

Per il Novara calcio è un acquisto come tanti. Anzi, no, è un buon acquisto, di quelli che possono cambiare l'inerzia di una stagione. Per tanti altri è invece l'operazione di mercato meno dignitosa e necessaria degli ultimi tempi. Di più, uno di quegli affari che sarebbe stato meglio non fare, perché più dannoso che utile, controproducente, pure pericoloso. Lui, il giocatore in questione, si chiama Georgos Katidis, è nato in Grecia, ha 20 anni e di mestiere fa il centrocampista. Anzi, faceva.

Perché nel marzo dello scorso anno ha pensato bene di esultare dopo un gol con il saluto romano. Come i nazisti e i fascisti. E' l'inizio della sua dannazione. L'Aek, la squadra nella quale giocava, gli toglie la maglia e lo spedisce in tribuna fino al termine della stagione. La Federcalcio greca fa un passo in più: Katidis viene escluso a vita dalle selezioni nazionali. Arrivederci e a mai più.

"Nono sono razzista, in nessun modo, odio il fascismo. Non l'avrei fatto se avessi saputo che quel gesto significa una cosa del genere". L'ignoranza che prende a braccetto la stupidità. Katidis chiede perdono, ma nessuno lo ascolta. Nemmeno la tifoseria più oltranzista dell'Aek, che anzi gli giura vendetta e gli intima di non farsi più vedere dalle parti dello stadio Olimpico di Atene, il tempio del club dell'aquila bicipite.

La Grecia delle tantissime vittime del nazifascismo ripudia uno dei suoi giovani calciatori più promettenti. Perché altro non si può e si deve fare. Katidis ha sbagliato e deve pagare. Una discesa negli inferi, la sua, che pareva infinita. Fino alla chiamata del Novara, che gli propone di cambiare aria e di mettersi alla prova nel calcio italiano. Un biglietto di sola andata per dimenticare la follia di una scelta che gli ha chiuso le porte del trionfo in patria.

Da Novara gettano acqua sul fuoco. Spiega il patron degli azzurri, Massimo De Salvo: "Non abbiamo nessuna intenzione di minimizzare il gesto che condanniamo in quanto irrispettoso per milioni di persone che per colpa di farsi ideali e miti hanno sofferto e pagato con la vita. Abbiamo però visto un ragazzo che era scioccamente inconsapevole del gesto che stava facendo, ma che ora è finalmente perfettamente conscio del significato e del dramma che ha rappresentato. La politica per noi rimane fuori dal calcio, la memoria no e crediamo che l'intolleranza si debba combattere ricordando ai nostri ragazzi quello che è successo nella storia affinché non succeda più". Il club piemontese intende offrire a Katidis "una seconda chance". Perché a 20 anni può succedere di sbagliare. E poi, il greco, "rappresenta un'operazione di mercato importante dal punto di vista tecnico. Stiamo tesserando un centrocampista di qualità nato nel 1993", precisa De Salvo.

Come dire, nonostante tutto, è bravo. Peccato che la notizia dell'arrivo di Katidis abbia già provocato scossoni prevedibilissimi eppure deflagranti nella loro intensità. L'Associazione nazionale partigiani d'Italia (Anpi) ha chiesto in una nota che "alle parole di scusa seguano scelte precise contro cori, insulti e rituali nazifascisti negli stadi". Gli ha fatto eco il parlamentare di Sel, Fabio Lavagno, che ha già presentato a proposito un'interrogazione urgente al ministro dello Sport, Josefa Idem, con la speranza che intervengano nella questione Lega Calcio e Figc. Infine, ma è probabile che presto ne seguiranno altre, va segnalata la reazione di Vittorio Pavoncello, presidente dell'associazione sportiva ebraica Maccabi. "Il calcio italiano, alle prese con episodi sempre più diffusi sugli spalti e sulle curve – ha detto Povoncello – credo non abbia bisogno di nuovi trascinatori di folle".

Katidis come Paolo Di Canio, qualcuno ha già detto. Non ricordando probabilmente che l'ex stella della Lazio, ora tecnico al Sunderland in Premier League, propose in campo il saluto romano in numerose occasioni senza incassare grandissime sanzioni da parte della giustizia sportiva di casa nostra. Diecimila euro di multa e qualche giornata di squalifica, ecco tutto. Di Canio smentisce la dichiarazione che fa il giro del mondo ("fascista sì, ma razzista no") e chiede il rispetto di tifosi e addetti ai lavori. In Grecia avrebbe fatto le valigie in tutta fretta, come Katidis. Da quelle parti non si dimentica. Da quelle parti, se sbagli una volta, non sbagli più.

Commenta la notizia

Shopping24

Dai nostri archivi