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Questo articolo è stato pubblicato il 24 giugno 2013 alle ore 16:56.

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Beppe Grillo con Federico Piccitto (Ansa)Beppe Grillo con Federico Piccitto (Ansa)

PALERMO - C'è un vincitore assoluto in questo turno di ballottaggi in Sicilia ed è l'astensionismo. Nei 16 comuni in cui i cittadini sono stati chiamati a votare per eleggere il sindaco (tra cui tre capoluoghi come Messina, Siracusa e Ragusa) meno di un elettore su due si è recato alle urne con casi limite come a Siracusa dove ha votato solo il 31 per cento degli eventi diritto. Il dato definitivo sull'affluenza è drammatico: è stata del 46,19%, con 21,72 punti in meno rispetto al primo turno, quando votò il 67,9% degli elettori tra cui a Ragusa ha votato il 59,1% (63,48 al primo turno), con un calo di 14,39 punti; a Messina il 45,81% (70,22%) con un meno 24,41; a Siracusa il 35% (66,2%), con un decremento di 31,2 punti.

Ma al di là di tutto il dato politico di questo piccolo test elettorale siciliano è davvero rilevante in almeno due casi che poi tanto marginali non sono. E se salta agli occhi l'elezione con quasi il 69% dei voti a Ragusa di Federico Piccitto, esponente del Movimento 5 Stelle non può passare inosservata la vicenda messinese in cui Renato Accorinti, esponente del movimento No Ponte ha miracolosamente ribaltato il risultato del primo turno ed è stato eletto sindaco di Messina: l'avvocato Felice Calabrò, candidato del centrosinistra ovvero del Pd (che qui significa soprattutto Francantonio Genovese) e Udc (che fa capo al ministro Gianpiero D'Alia) ma sostenuto anche dal Megafono del presidente delal regione Rosario Crocetta che aveva mancato l'elezione al primo turno per un pugno di voti (una sessantina) è stato clamorosamente sconfitto.

Va spiegato chi è Renato Accorinti per far capire quale possa essere il significato di questa elezione: è un militante del movimento che da sempre si opponbe alla costruzione del Ponte sullo Stretto ma è anche un militante di quella che in città viene chiamata la sinistra radicale, pacifista e libertaria e a capo della lista Cambiamo Messina dal basso porta a casa 47.057 voti mentre il candidato di un più istituzionale centrosinistra si ferma a 41.970. Dissolto nel nulla il centrodestra nel capoluogo peloritano l'elettorato ha scelto il cambiamento. Radicale. «A mani nude abbiamo raggiunto un risultato storico, un risultato da raccontare ai nipoti!» è stato il suo primo commento e ha aggiunto: «È una vittoria dei cittadini messinesi nel segno di un cambiamento, perché se è successo questo vuol dire che si sta avviando un cambiamento profondo» e ha annunciato che come suo primo atto abbatterà il muro provvisorio attorno a Palazzo Zanca, il municipio, «affinché ci sia libero accesso a tutti i cittadini».

Così come il cambiamento radicale è stato scelto a Ragusa dove si è affermato Federico Piccitto, candidato del movimento Cinque Stelle, che partiva abbastanza svantaggiato rispetto all'avversario Giovanni Cosentini, candidato di un cartello di liste di centro sinistra, è un dato politico rilevante. Non è un caso che, con toni abbastanza trionfalistici, lo stesso Beppe Grillo ad annunciare su Twitter a spoglio sia ancora in corso: «Ragusa è 5 Stelle! Federico Piccitto ha vinto e con lui tutti i cittadini ragusani». Anche se il risultato appare abbastanza scontato: con 23 sezioni su 70 scrutinate, il candidato del Movimento 5 Stelle, è in testa con il 70%, rispetto al candidato del centro-sinistra Giovanni Cosentini, fermo al 30 per cento.
A Siracusa ce la fa il candidato del centrosinistra, Giancarlo Garozzo con il 53,3% su Ezechia Paolo Reale (liste civiche) che si ferma al 46,7%.

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