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Questo articolo è stato pubblicato il 24 giugno 2013 alle ore 07:58.

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TOKYO - Voto di fiducia all'Abenomics nelle elezioni di ieri per l'assemblea metropolitana di Tokyo, dove però sono più che raddoppiati i seggi per il Partito comunista, che diventa il principale oppositore alle politiche del premier Shinzo Abe.
Il Partito liberaldemocratico (Ldp) presieduto da Abe ha riconquistato la maggioranza dei seggi – in coalizione con il New Komeito - e rafforza la prospettiva di una grande vittoria anche alle elezioni del 21 luglio per il rinnovo parziale della Camera Alta.

L'Ldp ha portato i suoi seggi da 39 a 59, il numero più alto dalle elezioni nel lontano 1963, mentre il New Komeito ha confermato i suoi 23: totale 82 seggi su 127. La vittoria dell'Ldp è stata favorita dallo sfascio del principale partito di opposizione, il Partito democratico, che fino al dicembre scorso esprimeva il premier: i seggi del Pd sono precipitati da 49 a 15, tanto che è stato superato persino dal Partito comunista, salito a 17 seggi dai precedenti otto. Più che raddoppiati, insomma, i membri dell'assemblea che appartengono allo schieramento guidato da Kazuo Shii, che da 13 anni pilota un'opposizione da duri e puri. Certo, il più che raddoppio dei comunisti giapponesi appare legato ad alcuni fattori favorevoli (la crisi del Pd, la bassa affluenza alle urne che dà una spinta ai partiti con una base di militanti); tuttavia sembrano aver trovato eco alcuni temi forti come il no al nucleare, la tutela dell'impronta pacifista del Paese sanzionata nella costituzione vigente, la polemica contro una Abenomics accusata di favorire i ricchi.

«Abbiamo ricevuto una valutazione positiva per la gestione governativa negli ultimi sei mesi», ha dichiarato il premier. «Ora intendiamo fare tutto il possibile perché la gente percepisca quanto prima che l'economia si sta riprendendo e quindi vincere le elezioni di luglio». L'esito principale del voto era ampiamente atteso. Vari investitori internazionali tirano comunque un sospiro di sollievo nel constatare che il premier Abe mantiene un "momentum" che dovrebbe portare il suo partito a vincere anche il prossimo appuntamento con le urne: se riuscirà a conseguire una schiacciante vittoria alla Camera Alta, non avrà più seri ostacoli (se non interni al partito) per accelerare sul programma di riforme che gli analisti ritengono essenziale per rendere davvero efficaci gli altri due "pilastri" dell'Abenomics ( politica monetaria ultra-espansiva e stimoli fiscali).

D'altra parte, non mancano gli osservatori politici che paventano una "eccessiva" vittoria a luglio di Abe, che potrebbe tentarlo a distrarsi dal focus sull'economia per portare avanti i punti più controversi del suo antico programma (come la riforma della costituzione). Intanto l'ultimo sondaggio del quotidiano Nikkei, effettuato nel corso dell'ultimo weekend, segnala che il consenso popolare per Abe resta alto, con un rating di approvazione del 66% (due punti percentuali in meno rispetto al sondaggio di un mese fa). Il tasso di disapprovazione è aumentato di 4 punti al 23 per cento. Tuttavia ben il 74% delle risposte indica di non percepire veri miglioramenti dell'economia (con un balzo di otto punti), mentre il 54% resta contrario alla riattivazione di centrali nucleari.

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