Storia dell'articolo
Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 25 giugno 2013 alle ore 06:39.

My24


ROMA
Risparmi di spesa per alimentare almeno il 50-60% della dote necessaria. Con interventi in via temporanea soprattutto sulle risorse attualmente "dormienti" destinate agli investimenti di alcuni interventi infrastrutturali. Ma senza escludere del tutto l'ipotesi di integrazioni con micro-anticipazioni di tesoreria e nuove entrate. Che, in caso di necessità, potrebbero arrivare da un ritocco delle accise su alcolici e sigarette, magari anche quelle elettroniche, ma non sui carburanti. Lungo queste coordinate si snoda il ventaglio di opzioni abbozzate dai tecnici del ministero dell'Economia per garantire un'adeguata copertura, ovvero con tratti strutturali come chiesto anche ieri da Bruxelles, a un mini-rinvio di 3 mesi dell'aumento Iva.
Un mini-rinvio che prima della conclusione del giro d'incontri del premier Enrico Letta, con il leader dei partiti della maggioranza, cominciato ieri sera con Mario Monti, continua a essere considerata l'ipotesi più probabile, a discapito di uno slittamento di sei mesi. Ma non è del tutto escluso che il confronto con la maggioranza possa portare qualche novità. Anche sul versante coperture dove il ministero dell'Economia, Fabrizio Saccomanni, si attende un contributo fattivo da parte dei colleghi di governo per agire su alcune poste di bilancio dei dicasteri senza, naturalmente, attivare il dispositivo dei tagli lineari.
In ogni caso per Saccomanni quello di una copertura adeguata ed efficace è un paletto imprescindibile. Anche perché dai mercati arrivano segnali non proprio incoraggianti. Lo spread ha ripreso a salire. La soglia dei 300 punti ritoccata dopo due mesi e mezzo di relativa tranquillità è certo dovuta a cause esterne, ma va vigilata con attenzione.
Per reperire il miliardo, o poco meno, necessario per un rinvio di tre mesi (2 miliardi con uno slittamento di sei mesi) non è insomma possibile replicare in toto l'operazione messa in moto per la sospensione del pagamento della rata di giugno dell'Imu, in gran parte ancorata ad anticipi di tesoreria. E su questo punto il ministro, d'intesa con Letta, conterebbe di trovare nell'esecutivo le «larghe intese» a cui ha più volte fatto riferimento. Una copertura reale che costituisce anche un'indispensabile garanzia per Bruxelles.
L'Europa, proprio nel momento in cui ci sta concedendo l'uscita dalla procedura per deficit eccessivo, non gradirebbe soluzioni rabberciate. Il messaggio arrivato ieri da Bruxelles è chiaro. Simon O'Connor, portavoce del commissario europeo per gli affari economici, Olli Rehn, prima si è espresso con un «non comment» a proposito dell'ipotesi di rinvio dell'aumento dell'Iva, ma poi ha aggiunto: «Ciò che è importante è che ogni altro scenario alternativo assicuri che ci sia un pieno e credibile finanziamento».
A questo punto la scelta sul tipo di copertura, oltre che sulla durata del rinvio, diventa anche politica. I tecnici del ministero dell'Economia stanno elaborando, come al solito, un un menù di opzioni alternative. Con la possibilità di un raccordo con la legge di stabilità, che sarà utilizzata per decidere l'eventuale stop definitivo dell'aumento Iva e che potrà cominciare a contabilizzare il "tesoretto" da spread, ovvero la minore spesa per interessi sostenuta quest'anno rispetto alle previsioni messe nero su bianco dall'esecutivo Monti (si veda «Il Sole 24 Ore» del 22 giugno). L'intenzione è di agire solo in caso si necessità sul versante delle entrate dove il principale indiziato è un ritocco alle accise su alcolici e sigarette (eventualmente anche quelle elettroniche).
Almeno la metà della copertura dovrà comunque arrivare da risparmi di spesa. In questo caso sono nel mirino le poste di bilancio dei ministeri collegate a investimenti. A partire da quelle con ricadute sul versante infrastrutturale. Possibile un'utilizzazione temporanea di risorse "dormienti" (ad esempio quelle stanziate per l'autostrada libica e già in parte utilizzate dal governo Letta per il decreto sulla sospensione del pagamento dell'Imu e sul rifinanziamento della Cig). Tra le opzioni alternative la riedizione in forma riveduta e corretta di una parte del cosiddetto piano Giavazzi sugli incentivi alle imprese. Si tratterebbe di un anticipo degli interventi taglia-spese che il ministero conta di far scattare con la prossima legge di stabilità, primo fra tutti la nuova spending review in forma selettiva.
© RIPRODUZIONE RISERVATA

Shopping24

Dai nostri archivi