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Questo articolo è stato pubblicato il 25 giugno 2013 alle ore 06:42.

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FRANCOFORTE. Dal nostro corrispondente
Nettamente in vantaggio in tutti i sondaggi d'opinione, il cancelliere Angela Merkel ha lanciato ieri il suo programma elettorale per il voto del 22 settembre, ribadendo l'impegno a un bilancio in pareggio e alla riduzione del debito pubblico, ma al tempo stesso promettendo l'aumento della spesa sociale, rubando alcune idee dell'opposizione socialdemocratica. Che ha prontamente denunciato il piano come un "libro dei sogni". Anche gli alleati liberaldemocratici del cancelliere, oltre che l'ala più vicina alle imprese degli stessi democristiani, hanno criticato duramente l'aumento della spesa pubblica.
Il piano della Cdu/Csu, contenuto in un documento di 125 pagine, è stato presentato dal cancelliere, che è alla ricerca del terzo mandato, non come un documento elettorale, ma come "programma di governo 2013-2017". Secondo stime della Deutsche Bank, le promesse di tagli alle tasse per la classe medie e gli aumenti di spesa pubblica ammontano a 21 miliardi di euro l'anno, cui vanno aggiunte le spese addizionali per l'istruzione e le infrastrutture (25 miliardi di euro concentrati soprattutto sulle autostrade). Complessivamente, si arriverebbe a 30 miliardi di euro l'anno. Il cancelliere, forse memore del forte calo di consensi subito nel 2005 subito prima del voto, quando annunciò un aumento dell'Iva, ha promesso che la spesa aggiuntiva verrà finanziata senza aumenti di imposte, grazie al buon andamento dell'economia. E ha ribadito la fedeltà al rigore di bilancio, sostenendo che i prossimi surplus nei conti pubblici (già quest'anno la Germania è arrivata al sostanziale pareggio) verranno usati per rimborsare il debito, «invertendo una tendenza quarantennale».
Insieme a queste rassicurazioni all'anima conservatrice dell'elettorato in campo fiscale, il programma contiene però numerose promesse di spesa. E' un manifesto in cui c'è «qualcosa per tutti», sostiene Deutsche Bank. Promette aumenti degli assegni familiari, contributi alle madri per stare a casa dal lavoro (una misura favorita dai cristiano-sociali bavaresi), aumenti delle pensioni più basse, riduzione del fiscal drag per la classe media. In più, "ruba" alcune idee ai socialdemocratici, come l'introduzione del salario minimo, anche se demandata alla contrattazione fra imprese e sindacati, e il tetto agli aumenti degli affitti, misura molto popolare in Germania, dove meno del 40% delle famiglie ha un'abitazione di proprietà.
Ci sono poi misure per rafforzare la competitività delle piccole e medie imprese e di quelle del Mittelstand (le imprese medio-grandi a controllo familiare), compresi incentivi per la ricerca e per il rafforzamento della capitalizzazione, sussidi al venture capital. No all'aumento della tassa di successione e alla reintroduzione della patrimoniale, favorite invece dall'opposizione.
Questa ha bollato il piano come una «frode premeditata», nelle parole del dirigente della Spd, Frank-Walter Steinmeier, mentre pesanti critiche sono venute anche dal vice cancelliere e leader della Fdp, alleato della signora Merkel, Philipp Roesler, secondo cui i democristiani hanno somministrato «il dolce veleno dell'aumento della spesa». Sull'Europa, niente di nuovo rispetto all'atteggiamento attuale. «Prima i compiti a casa, poi la solidarietà», ha detto la signora Merkel rivolta ai partner europei. E naturalmente no agli eurobond e a uno schema europeo comune di assicurazione dei depositi bancari.
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