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Questo articolo è stato pubblicato il 26 giugno 2013 alle ore 14:46.

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Da Bergoglio scelta inattesa per vederci chiaro

Inizia dallo Ior la rivoluzione di Papa Francesco dentro la Curia. Dopo i ripetuti segnali lanciati da Bergoglio nei primi tre mesi e mezzo di pontificato e la nomina di dieci giorni fa del nuovo "prelato" - un monsignore di formazione diplomatica di stretta fiducia pontificia - oggi è arrivato un intervento molto deciso, forte e del tutto inusuale. Con l'istituzione della Commissione Referente, una sorta di commissione di inchiesta con pieni poteri di raccolta di documenti. Insomma, il Papa vuole vederci chiaro su quello che accade (ed è accaduto) dentro il Torrione Niccolò V, vuole essere personalmente informato su tutto ciò che riguarda le sue attività e ricevere i documenti sui temi più scottanti.

Obiettivo fare luce saltando i filtri della Curia
Il Chirografo parla chiaro: i problemi della banca vaticana vanno affrontati con grande decisione per «consentire ai principi del Vangelo di permeare anche le attività di natura economica e finanziaria». La strada scelta dal Papa argentino per fare luce sull'attività dell'Istituto è la più forte, e salta tutti i livelli intermedi della Curia, a partire dalla Segreteria di Stato ma, allo stesso tempo, chiama a lavorarci alcuni degli esponenti più in vista della Curia stessa, che rappresentano anche le varie anime della Chiesa.

Il profilo dei commissari
Il cardinale Farina è un salesiano già bibliotecario del Vaticano; il cardinale francese Tauran è un diplomatico di lungo corso anche lui stimato da Bergoglio (guida il Dialogo interreligioso) e che è anche membro del Consiglio cardinalizio dello Ior; Arrieta è un arcivescovo legato all'Opus Dei, numero due del dicastero dei testi legislativi. Ma è significativa soprattutto la nomina di monsignor Wells, assessore agli affari interni, prelato-chiave della Segretaria di Stato, membro molto influente del gruppo americano di Curia, in ulteriore crescita dopo l'elezione di Bergoglio. Cui si affianca Mary Ann Glendon, docente di diritto ad Harvard e già ambasciatore Usa presso la Santa Sede, nominata personalmente da George W. Bush (e che favorì gli incontri del presidente con Benedetto XVI).

Partita aperta sul destino dell'istituto
Non è quindi un commissariamento, ma un atto forse ancora più forte. Papa Francesco vuole vederci chiaro e conoscere a fondo come opera lo Ior prima di prendere qualsiasi decisione. Non è una questione di «nomi» ma di procedure e quindi di rispetto della missione di un organismo che non deve essere una banca d'affari o una fiduciaria ma uno strumento per "le opere di religione". Quindi al momento - si rileva dentro i Sacri Palazzi - ogni ipotesi sul destino dell'Istituto è sul tappeto. Del resto, a ottobre si riunirà il gruppo degli otto cardinali nominati un mese fa con l'incarico di consigliare il Papa sulla riforma della Curia, di cui lo Ior è il primo tassello. Nelle scorse settimane da parte del nuovo presidente della banca vaticana, l'avvocato tedesco Ernst von Freyberg (nominato pochi giorni prima che Ratzinger lasciasse il Vaticano) sono arrivate rassicurazioni - attraverso un'offensiva mediatica senza precedenti, cui ha partecipato anche il dg Paolo Cipriani - sul fatto che ormai tutto precede per il meglio sul tema della trasparenza e che il problema in definitiva è la comunicazione verso l'esterno e non quello che avviene dentro: pare che il Papa non sia dello stesso avviso.

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