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Questo articolo è stato pubblicato il 26 giugno 2013 alle ore 06:42.

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BRUXELLES. Dal nostro corrispondente
I 27 hanno deciso ieri di congelare per quattro mesi l'attesa decisione di aprire un nuovo capitolo nelle sofferte trattative sull'adesione della Turchia all'Unione europea. La decisione è il risultato di un nuovo compromesso, voluto dalla Germania. Le diplomazie europee hanno dovuto soppesare da un lato il desiderio di inviare un avvertimento ad Ankara sulla scia dei recenti disordini di Istanbul, e dall'altro la necessità comunque di mantenere aperto il dialogo con il governo turco.
«Non siamo rimasti indifferenti dinanzi alla reazione provocata dalle manifestazioni pacifiche in Turchia - ha detto ieri in un comunicato il ministro degli Esteri irlandese e presidente di turno dell'Unione Eamon Gilmore -. Credo tuttavia che il processo di adesione rimanga lo strumento più efficace per influenzare il programma di riforme in Turchia». Il ministro degli Esteri tedesco Guido Westerwelle ha aggiunto che la scelta europea è «una buona decisione in un contesto difficile».
In origine, i 27 avrebbero dovuto annunciare questa settimana l'apertura di un nuovo capitolo nei lunghi e sofferti negoziati con il governo turco, negoziati peraltro bloccati da circa tre anni. Le proteste delle ultime settimane a Istanbul, segnati da quattro morti e circa 7.500 feriti, hanno messo in crisi le diplomazie europee, creando nuove divisioni tra i paesi membri. Da sempre, l'ipotesi di un ingresso della Turchia nell'Unione provoca dubbi e tensioni.
Chi non crede che il paese abbia un ruolo nell'Unione mette l'accento sulle sue radici musulmane e medio-orientali. Chi invece sostiene la necessità del suo ingresso nell'Unione ne ricorda la storia prettamente europea. La Germania non ha voluto chiudere la porta ad Ankara, anche perché nella Repubblica Federale vivono circa 4 milioni di turchi. I tedeschi di origine turca sono poi un milione, potenziali elettori alle prossime elezioni federali di settembre.
Il compromesso tedesco è stato fatto proprio dall'Austria e dall'Olanda durante una riunione che si è svolta ieri in Lussemburgo. Il ministro degli Esteri austriaco Michael Spindelegger ha detto che la Turchia è sottoposta a «un periodo di prova di quattro mesi per verificare come gestisce i diritti civili, come gestisce il diritto di manifestare e il diritto alla libertà di parola». Ha poi aggiunto: «Non possiamo avere due pesi e due misure. Abbiamo in Europa una comunità di valori che prevede il rispetto dei diritti».
Westerwelle è rimasto in stretto contatto con il suo omologo turco in questi ultimi giorni pur di evitare reazioni negative da parte di Ankara all'attesa decisione europea. «L'importante - ha commentato il ministro degli Esteri turco Ahmet Davutoglu - è la conferma dell'apertura di un capitolo con una decisione irrevocabile. Un ostacolo nelle relazioni della Turchia con la Ue è stato superato». Sempre ieri, i 27 hanno anche raccomandato di iniziare in gennaio al più tardi le trattative di ingresso nella Ue della Serbia.
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