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Questo articolo è stato pubblicato il 26 giugno 2013 alle ore 16:22.

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La Corte Suprema dice sì ai benefici federali per i coniugi omosessuali - Decisivo il conservatore Kennedy

All'interno dello Stonewall Inn, storico bar gay di Greenwich Village, a Manhattan, è il delirio. Una folla enorme esulta per la storica decisione della Corte Suprema. Almeno un centinaio di persone hanno atteso con gli occhi incollati agli schermi della tv la pronuncia dei nove saggi sulla legge sul matrimonio, e il silenzio si è improvvisamente trasformato in un boato di gioia alla notizia che il Defence Marriage Act, la legge che permette a uno Stato di rifiutare di riconoscere nozze gay celebrate in un altro Stato, è stato dichiarato incostituzionale. Con cinque voti a favore e quattro contrari, la Corte Suprema americana boccia dunque la legge nota come Defense of Marriage Act riconoscendo di fatto anche a coniugi dello stesso sesso, sia donne sia uomini, gli stessi benefici federali di cui godono le coppie eterosessuali americane e preparare la strada per i matrimoni dello stesso sesso in California.

Le reazioni di Obama e della Chiesa Usa
La sentenza della Corte Suprema sui matrimoni gay rappresenta «un passo storico» verso «l'eguaglianza», ha affermato il presidente Usa, Barack Obama in un tweet. Un «giorno tragico per la Nazione» perché «la Corte Suprema ha sbagliato» è la reazione invece dei vescovi Usa. «È un giorno tragico per il matrimonio e per la nostra nazione», si legge nel comunicato della conferenza episcopale americana firmato dal presidente, l'arcivescovo di New York Timothy Dolan, guida della delegazione americana e sponsor dell'elezione di Papa Francesco.

Il caso
Il caso United States v. Windsord, arrivato da New York si è concentrato sulla norma del 1996, introdotta sotto la presidenza Clinton, che nega benefici federali a coppie gay o lesbiche sposate negli Stati che consentono queste unioni. Il cuore della questione qui era la parte della normativa che definisce matrimonio solo quello tra un uomo e una donna. Il caso era stato sollevato da due donne, Edith Windsor e Thea Clara Spyer, sposate nel 2007 in Canada. Spuyer è morta due anni dopo e la coniuge ha ereditato tutto il suo patrimonio. In base alla legge del 1996 però l'Internal Revenue Service, il fisco americano, non ha accettato di trattare Windsor come la sposa ancora in vita e rischia di dovere sborsare una cifra da 360mila dollari che non sarebbe stata imposta se il suo coniuge non fosse stata una donna. La signora Windsor ha così fatto causa agli Stati Uniti. L'anno scorso la Corte d'Appello a New York ha bocciato la norma oggetto del contendere e oggi la Corte Suprema ha confermato quella decisione.

Kennedy, l'ago della bilancia
La Corte Suprema ha stabilito l'incostituzionalità della norma con cinque voti a favore e quattro contrari, con il giudice Anthony Kennedy che ha fatto la differenza schierandosi con i quattro giudici scelti dai democratici. La norma, secondo la Corte, viola i diritti delle coppie gay negando loro i benefici federali riconosciuti dal matrimonio.


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