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Questo articolo è stato pubblicato il 27 giugno 2013 alle ore 06:39.

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MILANO
Coro di proteste delle imprese per l'aumento dell'acconto Ires e Irap deciso dal Governo a fronte del rinvio dell'aumento dell'aliquota ordinaria Iva; commercianti meno critici ma comunque dubbiosi.
L'aumento dal 21 al 22% avrebbe colpito gran parte dei beni di consumo e molti servizi (eccetto alimentari, servizi turistici e poco altro) e sarebbe stato un ulteriore colpo di freno per la domanda ma le imprese lamentano che l'aumento dell'acconto fiscale finirà per pesare su una liquidità già scarsissima oltre alla mancanza di coraggio nell'avviare la razionalizzazione della spesa pubblica.
«Mi sembra di vedere all'opera il Governo Monti – si lascia scappare Giovanni Anzani, proprietario della società brianzola di arredamento Poliform –. Con l'inasprimento fiscale non si va da nessuna parte, anche se qui si tratta di un anticipo più pesante d'imposta. L'impatto sulla liquidità delle imprese è garantito: non capisco perché non si trovi un Governo che abbia il coraggio di fare ordine nella spesa pubblica». Il Governo Letta però ha appena concesso agevolazioni fiscali alle famiglie che ristrutturano e acquistano mobili. «È vero – ammette Anzani – ma ha senso dare con una mano e prendere con l'altra?».
«Non hanno ancora capito – interviene Claudio Luti, della Kartell – che l'impresa deve essere al centro. La politica economica non si fa solo con le tasse, servono riforme strutturali per creare quell'ambiente adatto a rilanciare la produzione e l'economia. Serve un Governo che abbia il coraggio di spostare risorse pubbliche da un capitolo di spesa a un altro. Finora la spending review è stata solo un annuncio».
Meno severo il giudizio di Roberto Saccone, che guida Olimpia Splendid (climatizzatori e trattamento dell'aria), anche se le conclusioni non sono molte diverse. «L'aumento dell'Iva, per quanto si tratti di un rinvio – dice l'imprenditore – sarebbe stato molto negativo. L'aumento dell'acconto fiscale è un problema in più, specie per quelle imprese che sono al limite, ma forse è il male minore. E non è facile trovare risorse per un Governo troppo debole, che forse ha poche settimane di vita». Poi Saccone si sposta sul quadro generale: «L'economia si rilancia se ci sono le condizioni ambientali e strutturali giuste: non credo agli incentivi concessi a un settore piuttosto che a un altro, servono misure trasversali per tutte le imprese. Come la riduzione del cuneo fiscale».
Esplicito Vito Artioli, produttore lombardo di calzature di lusso (99% all'export): «Il Governo ha imboccato una via contromano – sostiene l'imprenditore – Ci toglie quel poco di liquidità che il credit crunch ha risparmiato». Le sue scarpe costano oltre mille euro e un punto in più di Iva si sarebbe tradotto in 10 euro di aggravio: vi hanno fatto un favore? «Quell'1% di Iva in più – risponde l'imprenditore – non l'avrebbero preso perché le mie scarpe in Italia sono praticamente invendibili. Si consuma invece molto prodotto cinese. È però certo che la mia azienda pagherà acconti Ires e Irap più pesanti».
Più morbida la risposta dal fronte delle imprese commerciali. «L'Irpef colpisce tutti, anche i poveri – interviene Giovanni Cobolli Gigli, presidente di Federdistribuzione, l'associazione delle grande distribuzione – mentre Ires e Irap colpiscono le aziende: un sacrificio che non fa certo piacere. Ma, dovendo scegliere, credo che il Governo abbia imboccato la via giusta». Poi Cobolli Gigli sottolinea che l'aumento dell'Iva avrebbe colpito soprattutto beni del non food («non mi interessano le Ferrari e gli yacht») che attraversano una crisi profondissima. «In questi tre mesi di rinvio dell'aumento Iva – aggiunge – il Governo dovrà però mettere mano alla spesa pubblica, alle misure contro l'evasione fiscale e ai capitali non scudati che trovano rifugio nelle banche svizzere».
Favorevole anche Giuseppe Silvestrini, patron della catena commerciale Expert Marco Polo: «Le vendite di prodotti elettronici in Italia sono crollate, con un calo delle entrate anche per l'erario. Sulla fiscalità d'impresa il Governo procede in senso contrario, ma aver evitato l'aumento dell'Iva, sia pure per soli tre mesi, è positivo. Insomma: riso amaro, ma dall'altra, le vendite, si piange».
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Aliquote Iva e paniere dei beni
ORDINARIA
Dalle auto alla consulenza
L'aliquota ordinaria
del 21% si applica su tutti
quei beni e servizi
per i quali la normativa
non preveda le altre due aliquote, quelle del 4%
e del 10%.
Il campo è vastissimo:
si va dai prodotti durevoli (auto, elettrodomestici, telefoni etc.) ai servizi
di consulenza o semplicemente a quelli resi dagli artigiani
21 %
RIDOTTA
Prodotti e servizi agevolati
L'aliquota Iva ridotta,
quella del 10%,
grava sui servizi
turistici (consumi
fuori casa in ristoranti,
bar e alberghi)
e su determinati
prodotti alimentari
e particolari operazioni
di recupero edilizio.
Secondo la disciplina
europea,
l'Iva deve avere un
tetto del 25%
10 %
MINIMA
Generi di prima necessità
L'aliquota minima dell'Iva, quella del 4%, colpisce
i generi di prima necessità, soprattutto prodotti alimentari: pane, pasta,
latte, farina, acqua
e diversi altri.
Pochi invece i prodotti del
non food a godere dell'aliquota minima, ad esempio quelli culturali. I consumatori pagano il 4% di Iva sui quotidiani e
sulla stampa periodica
4 %

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