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Questo articolo è stato pubblicato il 27 giugno 2013 alle ore 06:37.

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MILANO
Sale al 100% l'acconto Irpef, arriva al 101% (ma solo per il 2013) quello dell'Ires e tocca il record del 110%, per due anni, l'anticipo delle ritenute sugli interessi di conti correnti e depositi, e può crescere di un punto anche quello dell'Irap. Arriva la super-tassa per le sigarette elettroniche e per il liquido di ricarica, che saranno assoggettati a un'imposta di consumo pari al 58,5% del prezzo di vendita, e si prospetta un rischio di sostanzioso aumento dell'Irpef regionale nei territori a Statuto autonomo. Una buona notizia arriva invece per le imprese colpite dal sisma del 20-29 maggio 2012 nelle province di Bologna, Modena, Ferrara, Reggio Emilia, Mantova e Rovigo, che con un correttivo a tempo di record alla regola appena approvata vedono estendere la neutralità fiscale agli indennizzi assicurativi.
Ancora una volta, almeno nelle bozze circolate ieri del decreto Iva-lavoro approvato dal Consiglio dei ministri, le maggiori entrate fiscali giocano un ruolo da protagoniste nella copertura finanziaria.
Per capire gli equilibri fra aumenti di entrate e tagli di spesa si possono fare due conti sull'articolo finale del decreto, che dettaglia appunto la copertura finanziaria. Il costo del rinvio a ottobre dell'aumento Iva e di altre misure minori (1.113 milioni, di cui mille per l'Iva) è finanziato nel 2013 per il 77,7% con il rigonfiamento degli acconti (ma il conto finale può peggiorare ulteriormente sul versante Irap). Solo il resto deriva da tagli di spesa, ma anche in questo capitolo, per gli equilibri del 2014, fa capolino il Fisco: 150 milioni vengono infatti presi dal fondo (che per l'anno prossimo contava su 188 milioni in tutto) appena nato nell'ultima legge di stabilità per escludere dall'Irap i commercianti senza dipendenti: il resto, ma sono spiccioli, arriva dal fondo per gli interventi strutturali di politica economica e dal fondo per il federalismo fiscale, una delle tante voci che alimentavano gli ex trasferimenti agli enti locali.
In pratica, insomma, il grosso dello slittamento a ottobre dell'aumento Iva si traduce in un aumento degli "anticipi" fiscali a carico di contribuenti e correntisti. L'intervento sugli acconti ovviamente non rappresenta un aumento complessivo di pressione fiscale, perché quel che si paga prima in acconto si "risparmia" con il saldo, ma vale la pena di notare le tempistiche dei ritocchi previsti e le loro caratteristiche, almeno nel testo disponibile fino a ieri sera. L'acconto Irpef sale al 100% in modo strutturale, «a decorrere» dal 2013 con effetto per quest'anno solo sulla seconda (o unica) rata. Quello dell'Ires sfonda il 100% e chiede un "prestito" dell'1% ai contribuenti, ma solo per quest'anno, mentre per i correntisti il prestito è del 10% (quindi l'acconto totale è al 110%) per il 2013 e per il 2014: in quest'ultimo caso, di conseguenza, la restituzione del prestito dovrebbe avvenire nel 2015 (a meno, naturalmente, di nuovi interventi). E nelle ipotesi circolate nel corso di tutta la giornata di ieri ha trovato spazio anche un ritocco all'insù di un punto degli acconti Irap, che arriverebbero al 100% per persone fisiche e società di persone e salirebbero al 101% per le società di capitali.
Fin qui la partita dell'Iva, che come accennato non esaurisce però le novità fiscali portate dal decreto di ieri. La prima, che può portare incrementi importanti a sei milioni di contribuenti, consente alle Regioni a Statuto speciale e alle Province autonome di Trento e Bolzano di alzare di un punto, a partire dal 2014, l'aliquota base dell'addizionale Irpef, che era già salita all'1,23% (per tutti) con il decreto salva-Italia di fine 2011 (Dl 201/2011). La misura serve per finanziare il rimborso delle anticipazioni di liquidità concesse a Regioni e servizio sanitario dal decreto «sblocca-debiti» per onorare le proprie fatture arretrate e, se attuata dalle Regioni, trasferirebbe sui contribuenti una quota degli oneri legati ai crediti che loro stessi vantano nei confronti della Pubblica amministrazione: il paradosso non è però un inedito, perché un meccanismo simile (che agisce sull'aliquota addizionale e non su quella base, ma per chi paga pari sono) è già in vigore per le Regioni sottoposte a piani di rientro dal deficit sanitario.
Slegato da finalità immediate di copertura finanziaria è invece il pesante debutto del Fisco sulle sigarette elettroniche, che vengono equiparate alle cugine di carta e tabacco con un'imposta di consumo del 58,5%. Il prelievo riguarderà sia i «dispositivi meccanici ed elettronici» e le «parti di ricambio» sia le ricariche, quelle contenenti nicotina e quelle con «altre sostanze». La legge, insomma, è stata attenta a dedicarsi a tutto il fumo di nuova generazione, non solo sul piano fiscale: per vendere sigarette elettroniche sarà necessaria infatti l'autorizzazione di Dogane e Monopoli e la cauzione, nella partita potranno entrare i tabaccai e viene vietata ogni forma di pubblicità.
gianni.trovati@ilsole24ore.com
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