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Questo articolo è stato pubblicato il 27 giugno 2013 alle ore 08:53.

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(Corbis)(Corbis)

PECHINO - È nello Jiangxi, alla Ping Te, uno dei più grandi produttori cinesi di acciaio, che si possono cogliere gli effetti della frenata e del credit crunch. Il mercato dei metalli accusa forti perdite, la domanda estera langue. Da due mesi 232 operai della Ping Te sono senza stipendio e premono ai cancelli dell'azienda, dove la produzione si è fermata.

I fratelli Dong Jian Le, presidente, e Dong Jian Wu, direttore generale, non rispondono al telefono. Una giornalista del 21esimo Herald ha provato a stanarli, senza successo. Adesso il sospetto che siano scappati lasciando un buco da 200 milioni di yuan è forte. Bank of China e Icbc hanno prestato ai due fratelli 70 milioni di yuan, ma non sanno che fare.

La crisi di liquidità, insomma, ha già fatto le sue vittime, unite al fatto che imprenditori poco accorti hanno cominciato a non saper cosa fare, trovando un'unica soluzione: la fuga. In queste ore la notizia sta circolando anche sui siti web dal quale le foto sono tratte. Una forma di pressione, forse, quella degli operai della Ping Te tali da far impallidire il caso del manager straniero sotto chiave, ma in fase di liberazione, ormai, dalla protesta dei dipendenti dell'azienda.

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