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Questo articolo è stato pubblicato il 27 giugno 2013 alle ore 10:53.

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Giorgio SquinziGiorgio Squinzi

L'economia italiana ha toccato il fondo. Nel 2013 il Pil tricolore perderà un altro 1,9 per cento. La situazione dei nostri conti pubblici resta al limite: deficit al 3% e debito pubblico al 131,7% . Senza dimenticare una pressione fiscale da record (53,4%) e una disoccupazione in continua ascesa (12,2%). Sono alcuni dei numeri messi in evidenza dal Centro studi di Confindustria (Csc) negli Scenari economici presentati oggi a Roma. Ma una luce si vede all'orizzonte. Secondo il direttore del Csc, Luca Paolazzi,nel 2014 dovrebbe cominciare la nostra (seppur lenta) risalita. Sia nel manifatturiero che nel terziario e anche la spesa delle famiglie potrebbe ricominciare ad aumentare.

Ottavo trimestre consecutivo in recessione
L'economia italiana continua a perdere terreno. Anche il primo trimestre 2013 si è chiuso con il segno meno. Ed è l'ottava volta consecutiva. Il trend resterà immutato fino a fine anno. Il Csc rivede infatti «nettamente al ribasso la dinamica del Pil nel 2013 e mantiene pressoché invariata la dinamica nel 2014: -1,9% (da -1,1%) e +0,5% (contro +0,6%)».

Pressione fiscale insostenibile
Record storico per la pressione fiscale nel 2013. Quest'anno il peso del fisco toccherà il 44,6% del Pil e quella effettiva, ossia quella al netto del sommerso, schizzerà al 53,6 per cento. Ma a detta del Centro studi Confindustria la pressione fiscale resterà «insostenibilmente elevata» anche nel 2014 quando sarà del 44,4% (quella effettiva del 53,4%).

La disoccupazione continua a salire
Il numero di senza lavoro continuerà a crescere anche nel 2014 quando nel secondo semestre «l'assorbimento di lavoro inizierà nuovamente ad aumentare». Il Csc stima la disoccupazione al 12,2% nel 2013 e al 12,6% nel 2014. Dall'ultimo trimestre 2007 al primo 2013 – si legge nel rapporto – le persone che hanno perso l'impiego ammontano a 700mila, di cui quasi la metà nell'ultimo anno; la cifra salirà fino a 817mila per la fine del 2014. Includendo nel computo la cassa integrazione il quadro peggiora: «La diminuzione delle unità di lavoro, che includono il ricorso alla Cig e le altre forme di riduzione dell'orario, sfiorava 1,7 milioni nel primo trimestre 2013 e supererà 1,8 milioni nel secondo 2014».

Prosegue la gelata dei consumi
Nel 2013 i consumi delle famiglie italiane «arretreranno di un altro 3% e di uno 0,3% nel prossimo, totalizzando un -8,1% dal 2007». Ciò significa che in cinque anni ogni nucleo ha stretto la cinghia per 3.660 euro complessivi, pari a un mese e mezzo di spesa.
Sono diminuite sia la quantità che la qualità dei prodotti acquistati. Sono state sacrificate non solo le spese non indispensabili «ma pure quelle ritenute primarie, che erano state meno toccate durante la prima parte della crisi». Le famiglie più toccate dalla gelata sono quelle composte da coppia senza figli e con persona di riferimento di età compresa tra i 35 e i 64 anni con 4.900 euro di minori acquisti nel 2011. Ancora più penalizzate quelle che vivono al Mezzogiorno.

L'austerità senza crescita non serve
Nel 2013 il rapporto deficit/Pil è atteso al 3% come nel 2012. Nel 2014 invece dovrebbe calare al 2,6 per cento. Sono le previsioni del Csc sui conti pubblici italiani. «L'obiettivo del 3% del Pil - spiegano gli economisti di viale dell'Astronomia - richiesto dalle regole europee, è alla portata del Governo. Occorre però un attento monitoraggio in considerazione dell'impatto negativo sui conti pubblici che deriva da un andamento dell'economia peggiore di quello indicato nei documenti ufficiali governativi».Ancora elevato il peso del debito: 131,7% quest'anno e 132,4% il prossimo. Debito pubblico che, al netto dei contributi ai fondi europei di stabilità e alla Grecia, tende a stabilizzarsi (128,1% nel 2013 e 128,5% nel 2014). Se consideriamo che nel 2011 era al 120% - chiosa il Centro studi Confindustria - il suo forte aumento degli ultimi anni «conferma che la
ricetta della austerità senza crescita è controproducente». A proposito delle misure fin qui varate il direttore del Csc Luca Paolazzi le definisce «molto, molto limitate». E aggiunge: «Non è stato annunciato un disegno complessivo per l'economia»

Esportazioni in controtendenza
L'unico dato in controtendenza arriva dalle esportazioni che «continueranno ad espandersi»: 3% quest'anno e +2,6% il prossimo, quando si collocheranno a livelli pre crisi. Ciò, invece, non accade per nessuna altra variabile, con divari, rispetto al 2007, che si ampliano ulteriormente e diventano molto grandi». Ed è propriodalla domanda esterache il nostro Paese potrebbe ricevere un aiuto decisivo per invertire la rotta.

Dietro l'angolo c'è la risalita
Come detto in precedenza il peggio però dovrebbe essere alle spalle. Stando alle previsione del Csc nelle prossime settimane il trend dovrebbe lentamente cominciare a invertirsi. «A metà del 2013, sul finire del sesto anno della crisi, - si legge nel rapporto - questo mazzo misto di evidenze sparse lascia solo intravedere l'avvio della risalita». Sia nel manifatturiero che nei servizi. Cinque gli elementi che dovrebbero consentire di invertire la rotta: «Il minor costo dell'energia che rimpolpa il potere d'acquisto, la conferma dei progressi del contesto globale, l'affievolimento delle misure di austerity, il conforto di una maggiore stabilità di azione del governo orientata alla crescita e il cauto rinsaldarsi della fiducia».

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