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Questo articolo è stato pubblicato il 29 giugno 2013 alle ore 10:02.

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Non ci sarà il gran ballo per festeggiare il 100° compleanno. No, il Tour de France, che parte sabato da Porto Vecchio in Corsica per concludersi a Parigi il 21 luglio, ha già rinunciato a celebrarsi. Sarebbe stato bello, nei saloni di Versailles, rendere omaggio alla nobile storia della Grande Boucle.

Ma non sarà così perchè sul Tour tira vento di tempesta, foriero di altri scandali, e altre confessioni, che rivelano quello che, ormai, tutti sapevano. E cioè che per quasi vent'anni, il doping ematico l'ha fatto da padrone, condizionando in un modo così profondo il ciclismo, e il Tour che è la sua massima espressione, da falsificare classifiche e ordini d'arrivo. «Non si può vincere il Tour senza doparsi» conferma ora Lance Armstrong. Uno che di confessioni tardive se ne intende, visto che dei suoi sette anni (1999-2005) di dominio resta solo una spazio vuoto come una bocca senza denti.

Scheletri negli armadi
Ma l'americano non è stato il primo a doparsi. La conferma è arrivata nei giorni scorsi quando uno dei simboli della Francia, Laurent Jalabert, ha dovuto lasciare il suo posto di commentatore televisivo. Troppo imbarazzante dover spiegare che nel Tour del '98, quello dello scandalo della Festina, anche lui era dopato, positivo all'epo come hanno dimostrato, su spinta del senato francese, i 60 test retroattivi fatti dall'Agenzia di lotta al doping.
Nel '98 infatti i controlli erano ancora poco sofisticati. Non riuscivano a individuare l'epo. Ma con i nuovi test, messi a punto ai giochi olimpici di Sidney 2000, trovarla è diventato semplice. Così, il re è nudo. Perché ora il Senato vuole che esca tutta la verità incrociando il il codice delle provette con quello dei corridori.
Ecco perché in questo Tour può venir fuori di tutto. Ed ecco perchè, all'improvviso, le vecchie mummie hanno aperto il rubinetto delle confessioni. A partire da Jan Ullrich. Il tedesco, finora, come un prigioniero di guerra, aveva dichiarato solo nome, cognome e piastrina di riconoscimento. Ora parla. Fuori tempo massimo, ma parla. Il tedesco, lo ricordiamo, era stato l'irriducibile avversario di Pantani nel Tour del '98, poi vinto dal romagnolo. Nel '97 Ullrich era stato maglia gialla a Parigi.
E prima di lui, nel 96, il Tour era stato dominato da Bjarne Rijs, attuale direttore sportivo di Contador, detto all'epoca Monsieur 60% perché aveva un ematocrito da far paura. Una bella compagnia, arrivata all'ultimo giro di giostra. Nel 1998, lo ricordiamo, per lo scandalo Festina vengono arrestati Zulle e Virenque . Con i corridori, guidati da Pantani, che per protesta scendono dalla bici fermando il Tour. Ci trattatano come banditi, dicevano con rabbia i corridori. Non erano banditi, ma dopati sì. A ripensarci, uno dei momenti più bassi del ciclismo, poi in parte nobilitato dalle clamorose imprese di Pantani, maglia gialla a Parigi dopo aver vinto il Giro d'Italia.

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