Pensioni, ecco come il Governo vuole cambiarle e perché la riforma Fornero non basta più
Dalla «flessibilità» con penalizzazioni per chi esce dal lavoro prima dei 66 anni al super-prelievo sui guadagni alti, torna in attività il cantiere delle riforme su previdenza e Fisco - Le regole attuali
di Gianni Trovati
9. Le pensioni «d'oro»
Anche per questo, torna d'attualità l'eterno dibattito sulle pensioni «d'oro», cioè sugli assegni superiori a una certa cifra (ognuno colloca dove meglio crede l'asticella da cui parte il trattamento aureo) che una recente sentenza della Corte costituzionale ha salvato da ogni prelievo aggiuntivo. I giudici delle leggi (sentenza 116/2013) hanno cancellato il «contributo di solidarietà» che chiedeva il 5% delle quote di pensione superiore a 90mila euro, il 10% di quelle superiori a 150mila e il 15% della parte che supera i 200mila euro. La Consulta, con un ragionamento analogo a quello con cui aveva cancellato un simile contributo di solidarietà sugli stipendi dei manager pubblici, ha negato la legittimità costituzionale del meccanismo, perché per la nostra Carta fondamentale (articolo 53) ogni reddito è uguale e ciascuno paga in proporzione alla propria «capacità contributiva», a prescindere dal fatto che i guadagni derivino da rapporti di lavoro (pubblici o privati) o da pensione.
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