Pensioni, ecco come il Governo vuole cambiarle e perché la riforma Fornero non basta più
Dalla «flessibilità» con penalizzazioni per chi esce dal lavoro prima dei 66 anni al super-prelievo sui guadagni alti, torna in attività il cantiere delle riforme su previdenza e Fisco - Le regole attuali
di Gianni Trovati
8. ...e quelli dei lavoratori
Anche dal punto di vista della finanza "personale", i nodi non sono semplici da sciogliere. Proprio a seguito della riforma Fornero del 2011, tutti i trattamenti sono influenzati in maniera più o meno profonda dal numero di anni di contribuzione. Merito del metodo di calcolo contributivo «pro-rata», che anche per i lavoratori con un'anzianità maggiore conteggia gli anni post-riforma in base al principio «tanto versi-tanto ricevi». L'estensione del metodo contributivo nel tempo abbassa di per sé il «tasso di sostituzione», cioè il rapporto percentuale fra l'ultimo stipendio e il primo assegno previdenziale. In sostanza, come mostrano i periodici monitoraggi condotti dalla Ragioneria generale dello Stato, le pensioni si abbassano nel tempo a causa dei nuovi meccanismi di calcolo dell'assegno, e soprattutto per gli autonomi e per chi ha lavori discontinui il rapporto fra ultimo stipendio e prima pensione potrà arrivare anche al 40-60%: su questa base, l'applicazione di ulteriori penalizzazioni non è certo indolore.
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