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Questo articolo è stato pubblicato il 03 luglio 2013 alle ore 11:42.

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Barroso: ok alla flessibilità nel bilancio

BRUXELLES – Dopo mesi di analisi tecniche e discussioni politiche, la Commissione europea ha finalmente annunciato oggi che intende calcolare in modo più flessibile «gli investimenti pubblici non ricorrenti» nel disavanzo dei Paesi, pur rispettando pienamente le regole del Patto di Stabilità e di Crescita. La conferma è giunta questa mattina a Strasburgo. L'iniziativa prevede numerosi paletti e rischia di offrire al Governo italiano, promotore dell'idea, margini di manovra molto limitati.

«Voglio annunciare oggi – ha detto Barroso davanti al Parlamento europeo - che nel valutare i bilanci nazionali per il 2014 così come i risultati di bilancio del 2013, considereremo caso per caso nel pieno rispetto del Patto di Stabilità e di Crescita, deviazioni temporanee dal cammino del deficit strutturale verso gli obiettivi di medio termine specificati nelle raccomandazioni-Paese. Queste deviazioni devono essere legate alla spesa nazionale in progetti co-finanziati dall'Unione».

Nel suo discorso a Strasburgo, Barroso ha citato espressamente i progetti delle politiche strutturali e di coesione, le reti trans-europee e il piano Connecting Europe. L'uomo politico portoghese ha precisato che la spesa «deve avere un impatto di bilancio a lungo termine che sia postivo, diretto e verificabile». La norma verrà applicata nel braccio preventivo del Patto di Stabilità, vale a dire per quei Paesi, come l'Italia, che hanno un deficit pubblico inferiore al 3,0% del prodotto interno lordo.

Il commissario agli Affari monetari Olli Rehn scriverà ai ministri delle Finanze per informarli della decisione della Commissione. A tutta prima, l'esecutivo comunitario ha accolto solo in parte le richieste dell'Italia. Ha introdotto numerosi paletti e ha legato la nuova flessibilità a specifici programmi europei. Per certi versi le autorità italiane, se vorranno utilizzare la nuova interpretazione, dovranno diventare più efficienti nell'uso dei fondi europei.

Peraltro, la nuova norma, chiamata spesso regola d'oro, potrà essere applicata solo se i Paesi manterranno il deficit sotto al 3,0% del Pil. È da tenere a mente che oltre al rispetto del criterio del disavanzo, il Paese dovrà anche rispettare il criterio del debito pubblico. Secondo la più recente riforma del Patto di Stabilità e di Crescita, l'Italia deve ridurre la differenza tra il 60% del Pil e l'attuale livello del debito (nel 2012 al 127% del Pil) di un ventesimo all'anno su un periodo di tre anni.

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