I pericoli da scongiurare
I tassi dei titoli Usa sono tornati ai livelli dell'agosto 2011. L'estate che in Italia sarà ricordata come quella della "quiete prima della tempesta". Sarà anche così per l'estate 2013?
di Vito Lops
1. Estate rovente in Borsa - Se i tassi salgono troppo….

Il 19 giugno la Federal Reserve ha smosso le acque. Annunciando la possibile riduzione del piano di aumento della base monetaria (che attualmente viaggia al ritmo di 85 miliardi di dollari al mese) la Banca centrale degli Stati Uniti ha rotto le uova nel paniere dell'obbligazionario. La prima reazione è stata una risalita del dollaro che – secondo quanto indica il Wall Street Journal dollar Index che misura l'andamento del biglietto su un ampio paniere di valute – si è apprezzato mediamente del 3%.
Le prospettive di un stop all'aumento della base monetaria hanno fatto salire il dollaro e, allo stesso tempo, spinto le vendite sui titoli di Stato americani che, sulla scadenza a 10 anni, hanno raggiunto nei giorni scorsi il 2,6% (per poi ridimensionarsi al 2,4%), tornando ai livelli dell'agosto 2011, estate che in Itaila è ricordata come quella della "quiete prima della tempesta" (dato che nel settembre arriverà il contagio della periferia sul debito sovrano italiano portando poi a novembre i tassi a breve oltre quelli a lunga scatenando un pericoloso testacoda della curva dei rendimenti).
La risalita dei tassi americani ha spinto all'insù anche quelli del Bund e degli altri Paesi rifugio che soffrivano probabilmente di "ipercomprato". Un'incognita che adesso pesa sui mercati finanziari: i titoli rifugio potranno continuare a deprezzarsi? Secondo gli analisti dell'ufficio studi di Jc&Associati sì: "L'andamento del mercato obbligazionario americano funge certamente da indicatore per molti mercati, quelli obbligazionari in testa. Questa volta a nostro avviso in modo particolare poiché più che un movimento dettato daun'economia in grado di crescere da sola nei prossimi mesi, potrebbe in realtà essere conseguenza dell'esaurimento delle iniezioni di liquidità che hanno probabilmente condotto i rendimenti su livelli inferiori rispetto a quanto avremmo visto senza il supporto delle banche centrali. L'impatto potrebbe quindi allargarsi anche a mercati e regioni molto diverse per caratteristiche economiche e monetarie".
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