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Questo articolo è stato pubblicato il 03 luglio 2013 alle ore 06:38.

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TREVISO
È da tempo la multinazionale simbolo di pazienza e resistenza alle lungaggini della macchina burocratica italiana, all'ostilità dichiarata da sindacati e associazioni di artigiani, e a quella tendenza molto diffusa nello Stivale che ha preso nome di Nimby (not in my back yard).
Nonostante tutto, l'Ikea, il colosso svedese dell'arredamento low cost, non molla la presa e resta radicata sul territorio nazionale. E tutto nonostante “intoppi” come quello di Casale sul Sile (Treviso), dove ora però, dopo aver subito un pesante stop, l'azienda svedese sembra intenzionata a rilanciare. Ma andiamo con ordine: a fronte di un investimento pianificato (nel 2011) di 200 milioni di euro, il permesso per realizzare un centro commerciale di 420mila metri quadrati non è stato concesso, tanto che l'azienda aveva annunciato l'intenzione di rinunciare al piano, almeno fino al 2016. Per la verità, il progetto aveva incontrato l'approvazione dei cittadini anche in vista della ricaduta occupazionale (1.300 occupati diretti più un indotto di 200 posti); ma un ampio fronte contrario, dai sindacati agli agricoltori, dai commercianti agli artigiani, aveva fatto sentire in diverse occasioni la propria voce. «In effetti – ricorda il segretario generale della Cisl di Belluno e Treviso Franco Lorenzon – tutte le forze di rappresentanza del territorio si sono opposte alla realizzazione del centro commerciale; il fatto è che il Ptcp (piano territoriale di coordinamento provinciale) non prevedeva un consumo di suolo così ingente. I sindacati, in particolare, non erano contrari allo stabilimento in sé; secondo noi, cioè, andava costruito altrove, in una delle tante aree dismesse del territorio».
Comunque sia, sotto la spinta della protesta, in Regione Veneto si tergiversava; tanto che nell'ottobre 2012 Ikea decideva di “congelare” Treviso. L'azienda, peraltro, ha dovuto attendere sette anni per vedere terminato, nel marzo di quest'anno, l'iter burocratico relativo al terzo negozio di Roma. E la multinazionale dei mobili ha cancellato, nel luglio del 2011, un investimento (pari a 70 milioni) per il secondo negozio in Piemonte, che avrebbe portato 250 posti di lavoro. Due mesi prima, Ikea aveva azzerato l'investimento di 70 milioni e 300 posti di lavoro a Vecchiano, vicino a Pisa, dopo aver atteso per sei anni l'autorizzazione comunale. Salvo poi trovare ospitalità altrove.
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