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Questo articolo è stato pubblicato il 04 luglio 2013 alle ore 06:48.

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MILANO
Anna Maria Cancellieri e avvocatura ai ferri corti. Se il ministro della Giustizia aveva nei giorni scorsi, da ultimo al convegno di Confindustria di martedì, puntato il dito contro il mondo forense, esempio di lobby che frena le riforme, ieri le rappresentanze dei legali hanno buttato (ulteriore) benzina sul fuoco decidendo di disertare l'incontro fissato al ministero con l'obiettivo di individuare soluzioni condivise sui temi della giustizia civile e della nuova geografia giudiziaria.
Ed è il presidente del Cnf Guido Alpa, alla Camera per un'audizione sul decreto "del fare", a precisare che «al di là delle parole usate, il ministro ha manifestato idee che esprimono un pregiudizio nei nostri confronti. Ci ha umiliati e offesi, non è possibile per il momento proseguire una collaborazione». Concetti ribaditi nella lettera che poco dopo è stata recapitata in via Arenula, in cui si parla di espressioni pubbliche di Cancellieri «non adeguate al suo ruolo istituzionale e gravemente lesive della dignità e dell'alta funzione che la Costituzione italiana assegna all'Avvocatura».
Nella lettera, che rappresenta momento di sintesi tra le varie anime che sempre agitano l'avvocatura, si torna a sottolineare la disponibilità ad affrontare forme alternative di soluzione delle cause anche fuori dai tribunali con l'istituzione di camere arbitrali e di conciliazione da parte degli Ordini forensi, ma la bocciatura per la reintroduzione della mediazione obbligatoria è piena (ieri invece il presidente della Cassazione Giorgio Santacroce ne ha chiesto l'allargamento a tutte le liti fino a 20mila euro di valore).
Dura la posizione dell'Organismo unitario dell'avvocatura che nell'atteggiamento del ministro non vede altro che la conferma di una chiusura che al momento preclude qualsiasi confronto. Tanto che, a giudizio del presidente Nicola Marino, è inevitabile la conferma di ben 8 giornate di astensione dalle udienze, dall'8 al 16 luglio.
E la stessa composita maggioranza che sostiene il Governo Letta si divide, con il vicepresidente del Senato Maurizio Gasparri (Pdl) che sollecita scuse immediate da parte di Cancellieri e i deputati Pd Alessandra Moretti e Dario Nardella che considerano «ingenerose» le critiche al ministro e invitano gli avvocati a non farsi strumentalizzare dalla politica.
E una mano agli avvocati arriva dai magistrati con il presidente dell'Anm Rodolfo Sabelli che osserva come «partire dal presupposto che la critica all'obbligatorietà della mediazione è solo espressione di un interesse corporativo è un approccio sbagliato».
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