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Questo articolo è stato pubblicato il 07 luglio 2013 alle ore 08:26.

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ROMA
È stato un vero e proprio conflitto politico e istituzionale, uno strappo durissimo tra il presidente della Camera e il capogruppo del Pdl a Montecitorio Renato Brunetta. Comincia lui criticando l'operato e la correttezza istituzionale dei presidenti Grasso e Boldrini ma è solo la presidente della Camera che replica attraverso il suo portavoce parlando di «forzature polemiche» e dando nuovi dettagli sul «no» a Sergio Marchionne. Una replica che, naturalmente, guadagna una contro-replica di Brunetta che, a quel punto, parla di «questione politica» da affrontare. Insomma, un crescendo che, appunto sfocia in un conflitto difficile da gestire per la larga coalizione. Ma partiamo dalla cronaca, da quelle righe del capogruppo Pdl che aprono a un botta e risposta inedito.
«Le presidenze delle due Camere sono totalmente dissonanti rispetto al sentimento di una larghissima maggioranza, non solo del Parlamento ma dell'intero Paese. Rischiano di vanificare il cammino difficile ma produttivo che la grande coalizione di Letta e Alfano sta intraprendendo. Non abbiamo bisogno di massimi rappresentanti delle istituzioni che lavorino per disegni organici a minoranze estremiste». Parole durissime che Renato Brunetta pronuncia contro il presidente Grasso («quando qualche giorno fa ha preconizzato una nuova maggioranza con i grillini») e contro il recente «no» della presidente Boldrini all'invito di Marchionne alla Fiat Sevel di Atessa. «Il presidente Boldrini si è schierata senza nemmeno un velo di pudore dalla parte della Fiom rifiutando di incontrare non tanto Marchionne, quanto la grandissima parte dei lavoratori di Val di Sangro, quasi che la cittadina presidente debba rispondere non al popolo italiano ma a Landini e Vendola». Infine l'affondo: «Sono l'esito di uno momento politico temerario, allorché Bersani coltivava sogni di maggioranze strampalate. Ma quella stagione è finita ed è bene che la strana coppia recuperi il senso delle istituzioni».
Il durissimo attacco aveva già suscitato la risposta del capogruppo Pd Speranza («operato istituzionale corretto») e l'affondo di Vendola quando è arrivata la replica della presidenza della Camera attraverso il portavoce, Roberto Natale. «Solo forzature polemiche (politiche o editoriali) possono leggere come scelta di parte, e non istituzionale, l'appello rivolto al mondo sindacale e a quello imprenditoriale. Tutti siamo chiamati a sfide nuove». Ma non basta perché il portavoce della Boldrini dà dei dettagli in più su quel «no» a Marchionne che ha suscitato le critiche non solo del Pdl ma di una parte del Pd. Prima il portavoce Natale chiarisce che la presidente aveva altri impegni in agenda ma poi punta l'indice contro l'ad Fiat: «L'invito è giunto da Marchionne subito dopo l'incontro della presidente Boldrini con una delegazione di lavoratori della Fiat e dell'indotto, richiesto dal segretario generale Fiom, Maurizio Landini. Marchionne – circostanza che dovrebbe interessare gli appassionati di galateo istituzionale – aveva rimarcato nella lettera alla presidente il suo interessamento ai problemi del lavoro, sia pure nell'ambito di un incontro con un sindacato che in Fiat ha una rappresentatività molto limitata e non è sottoscrittore di alcun contratto nazionale, come se l'incontro non godesse del gradimento di Marchionne».
Il carattere di Brunetta è noto e quindi c'era da aspettarsi una contro-replica che sfiora il conflitto quando dice che «la questione è politica ed è gravissima» perché «Grasso e Boldrini vogliono incidere su equilibri politici» e quindi va affrontata. «La nota, che vorrebbe essere dirimente ma è solo arrogante, di un presidente della Camera che risponde al presidente di un gruppo tramite portavoce, conferma la drammatica attualità del problema da me posto. Siamo dinanzi alla rivendicazione, da parte della terza carica dello Stato, di un'ideologia anticapitalista che fa paura e manda messaggi negativi ai mercati». Difficile, questa volta, spegnere il fuoco.
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