Storia dell'articolo
Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 07 luglio 2013 alle ore 19:49.

My24
Il Cairo, raid nella redazione Al Jazeera

Guardata con sospetto fin dalla sua nascita, nel 1996, in un paese ed una regione del mondo in cui le autorità hanno sempre ritenuto la libertà di informazione non un diritto dei cittadini ma un ostacolo alla loro possibilità di esercizio incondizionato del potere, l'emittente satellitare qatariota Al Jazeera, spesso indicata come la Cnn del mondo arabo è stata nuovamente oggetto di repressione in Egitto.

Il procuratore generale Hamdy Mansour, vicino al deposto presidente Fratello Musulmano Mohamed Morsi ha ordinato una perquisizione nella sede cairota della tv ed il fermo del direttore Abdel Fattah Fayed e di altre 28 persone dello staff impiegate nelle emissioni internazionali ed in quelle del canale locale Al Jazira Mubasher Misr. La notizia è stata diffusa dalla stessa emittente e dall'agenzia di stampa egiziana Mena.

Il procuratore ha accusato l'emittente di aver trasmesso materiale che incitava alla violenza in occasione della decisione dei militari di deporre Morsi, oltre che di operare senza permesso, dopo che già durante la transizione dal regime di Mubarak all'elezione di Morsi il Consiglio supremo delle Forze Armate aveva chiuso la sede della tv. Sono stati chiusi intanto numerosi altri canali tv che appoggiano la permanenza di Morsi alla presidenza della Repubblica - mentre nelle piazze si scontrano sanguinosamente i suoi sostenitori ed i suoi oppositori - come Misr 25, dei Fratelli Musulmani e quelli dei salafiti Al Hafez, Al Nas e Al Rahma. Hanno invece continuato a trasmettere senza problemi canali salafiti come Al Nada ed Amjad.

"In questo momento tutti i direttori dei giornali nazionali prendono tempo, in attesa che il nuovo regime e le sue politiche appaiano evidenti, considerato che le Forze armate hanno una posizione di cui bisogna tener conto" osserva Attya Eissawi, direttore generale del giornale governativo Al Ahram". "Molti di loro si aspettano di essere sostituiti se le loro politiche editoriali non soddisfano il nuovo regime" prosegue Eissawi.

Per il direttore in Egitto di Human Rights Watch, Heba Morayef, "i militari hanno sempre controllato molto da vicino la copertura da parte dei media di stato di ogni argomento che li riguarda , sia positivo sia negativo. Non è difficile che si ritorni a quella situazione".

(di Remigio Benni / Ansa)

Commenta la notizia

Shopping24

Dai nostri archivi