Storia dell'articolo
Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 07 luglio 2013 alle ore 14:18.

My24

A due giorni dai violenti scontri di piazza al Cairo fra oppositori e sostenitori del deposto presidente egiziano Mohamed Morsi con almeno 37 morti, anche oggi la capitale è ritornata ad essere teatro di raduni e manifestazioni, per il momento pacifiche, di migliaia di partigiani degli opposti schieramenti.

Decine di migliaia di persone sono radunate in questo momento a piazza Tahrir per difendere la "legittimità del popolo" e mostrare il loro sostegno alla decisione dell'esercito a deporre Mohamed Morsi. Mentre la piazza è ricoperta da bandiere, nel cielo volteggiano aerei da caccia, lasciando alle loro spalle un fumo con i colori del vessillo egiziano. Parallelamente, in altre zone del Cairo, gli islamisti, i seguaci di Morsi continuano a mobilitarsi per difendere la "legittimità" del loro capo di Stato deposto.

Intanto mentre proseguono le trattative in vista della probabile nomina di Mohamed el Baradei a premier ad interim, la maggior parte delle strade della metropoli sul Nilo restano deserte con i negozi chiusi, nel timore di nuovi scontri o violenze.
Mentre gli oppositori di Morsi tornano a piazza Tahrir, i fedeli dell'ex presidente si radunano di fronte al palazzo dove il loro leader si trova agli arresti. In molti hanno urlato "Morsi, Morsi, Dio è grande" e "Pace, pace", di fronte a soldati e poliziotti che li guardavano dietro le inferriate. "Non ce ne andremo fino a quando Morsi non tornerà - ha affermato Hanim Ahmad Ali Al-Sawi, 55 anni -. Questo è stato un golpe contro la democrazia".
In piazza è previsto anche un raduno del movimento dei ribelli Tamarrud che ha lanciato un appello ad una nuova manifestazione da tenersi oggi in tutto l'Egitto

Nel campo opposto, il movimento popolare Tamarrud (Ribellione, ndr) che ha condotto le manifestazioni di massa per chiedere le dimissioni di Morsi, chiama gli egiziani a scendere ancora oggi in piazza per di difendere la "legittimita' popolare". Un'autentica fiumana di persone in giornata è tornata a riversarsi da ogni parte del Cairo nel cuore della capitale egiziana, in risposta all'ennesimo appello lanciato dal movimento giovanile di protesta Tamarrud affinché fosse garantita la più elevata concentrazione possibile di dimostranti anti-islamisti nella centralissima piazza Tahrir e davanti al Palazzo presidenziale di al-Ittihadiya, con l'obiettivo di «completare la Rivoluzione» del 2011.

Le Forze Armate egiziane hanno chiuso tutte le strade e gli altri accessi al settore orientale del Cairo, così da impedirvi l'afflusso dei seguaci del deposto presidente Mohamed Morsi e dei suoi Fratelli Musulmani, che per oggi hanno convocato due nuove manifestazioni di protesta contro il colpo di mano, con cui mercoledì scorso i vertici militari hanno rovesciato lo stesso Morsi e il governo in carica: lo hanno riferito in via riservata fonti dell'Esercito, secondo cui l'obiettivo è evitare nuovi scontri tra sostenitori dell'opposizione laica e militanti islamisti.

Ad accrescere la tensione è l'incertezza sulla nomina del leader dell'opposizione Mohammed ElBaradei come primo ministro ad interim, che ieri sera sembrava praticamente certa, ma che poi è stata bloccata. Il presidente ad interim Adly Mansour ha annunciato nella notte che "diversi nomi sono in discussione" per la guida del governo.

I salafiti chiedono la cacciata di Mansour
Hanno sollecitato le dimissioni del neo-presidente egiziano ad interim Adli Mansour, «per evitare che la patria sprofondi in un conflitto amaro», il gruppo salafita al-Gamaa al-Islamiyah e il Partito per la costruzione e lo sviluppo, suo braccio politico, entrambi alleati dei Fratelli Musulmani e del deposto capo dello Stato, Mohamed Morsi. In un comunicato ripreso dall'agenzia di stampa ufficiale 'Menà, le due formazioni radicali affermano che un'uscita di scena di Mansour «aprirebbe la strada a una soluzione corretta per la crisi in atto», ed «eviterebbe che l'Egitto precipiti nel caos». Nella nota si sottolinea che la posizione di Mansour é «illegittima» e che, trattandosi al contempo del presidente della Suprema Corte Costituzionale, ci sarebbe stato da aspettarsi che non accettasse la nomina da parte delle Forze Armate né che «ostacolasse l'attuazione della Costituzione, approvata dal popolo dell'Egitto».

Commenta la notizia

Shopping24

Dai nostri archivi