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Questo articolo è stato pubblicato il 08 luglio 2013 alle ore 12:03.

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Il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. (LaPresse)Il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. (LaPresse)

Giorgio Napolitano è ottimista sulla possibilità di arrivare a nuove regole di voto, tassello decisivo nella complessiva opera di ristrutturazione del sistema istituzionali in cui si sono impegnati il Governo e il Parlamento: «So che c'è poi un problema - che verrà sciolto via via - di rapporto tra le riforme istituzionali e la riforma elettorale» ha detto il capo dello Stato rispondendo a Milano ai giornalisti. Sul percorso da intraprendere per le riforme, il presidente della Repubblica ha poi ricordato che «c'è un preciso programma già definito dal governo, sia per quanto riguarda i tempi, sia per quanto riguarda i temi».

Proprio per definire il rapporto tra riforme istituzionali e nuova legge elettorale di cui parla Napolitano la scorsa settimana Governo e maggioranza hanno scelto di procedere con un "doppio binario", secondo una strategia concordata con il Quirinale: il Comitato bicamerale dei 40 (poi diventati a 42) si occuperà del nuovo sistema di voto "coordinato" con la modifica della forma dello Stato; parallelamente le commissioni competenti di Camera e Senato procederanno per via ordinaria alle "modifiche ponte" del Porcellum (il sistema in vigore). Questo secondo binario eviterebbe che, in caso di fine anticipata della legislatura, si torni a votare con l'attuale legge (sarebbe la quarta volta). Anche perché sulla legge nata nel 2005 incombe l'ordinanza della Cassazione - trasmessa alla Corte costituzionale - con cui si solleva questione di legittimità su alcuni aspetti del sistema di voto (tra cui premio di maggioranza e liste "bloccate").

Quanto ai tempi il cronoprogramma è ben definito: dalla sua prima riunione (novembre 2013) il Comitato dei 42 ha quattro mesi (fino a febbraio 2014) per il primo via libera ai testi delle riforme. Da quando riceve i testi, l'assemblea della Camera (la prima a partire), ha tre mesi per approvarli, poi li trasmette al Senato che ha a sua volta tre mesi (Montecitorio potrebbe finire entro maggio 2014, il Senato a settembre). L'orizzonte temporale è di 18 mesi.

L'intervento di oggi è la conferma che dal Quirinale si segue da vicino e con la massima attenzione l'iter delle riforme istituzionali. Tema che ha ispirato richiami espliciti del Colle ai partiti ad assumersi le proprie responsabilità. L'ultimo risale al 13 giugno: «Il Governo - aveva detto Napolitano - operi serenamente; il Parlamento faccia serenamente e con lungimiranza la sua parte; le forze politiche non cadano in convulsi e meschini calcoli di convenienza di qualsiasi». In altre occasioni Napolitano aveva detto che tra la missione del Governo Letta è dare risposte «all'emergenza economica e sociale» e attuare «un programma di riforme istituzionali troppo a lungo attese e non conseguite».

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