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Questo articolo è stato pubblicato il 08 luglio 2013 alle ore 21:56.

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Taranto: in mare una chiazza di 80 metri per 10 in seguito a un black out

«È assolutamente tutto sotto controllo, la chiazza non si disperde al largo ma è tutta sotto costa, non c'è necessità di circoscriverla in mare» : è quanto si apprende dalla Capitaneria di Porto di Taranto al lavoro con propri uomini e mezzi, via terra e via mare, insieme con quelli della società Ecotaras, dopo lo sversamento di materiale che si è verificato in seguito ad un black out all'Eni.

A quanto si è saputo dalla Capitaneria, il materiale in mare «sembrerebbe prodotto idrocarburico molto leggero». Un campionamento è stato fatto da parte degli esperti dell'Arpa che analizzeranno il materiale. Lo sversamento - si è appreso - ha una estensione di 80 metri lineari sotto costa con una ampiezza verso largo di 10 metri con moto ondoso che spinge sotto costa e contiene la chiazza. Il materiale, quindi, non si disperde al largo.

L'Eni ha spiegato che, in seguito al black out elettrico che ha colpito tutta la zona, si sono verificate fuoriuscite minime dall'impianto di trattamento delle acque. Per bloccare la chiazza flourescente che si è formata sono state utilizzate le "panne di contenimento" al di fuori delle quali - assicura la società - non vi è traccia di idrocarburi.

In seguito a un black out nella raffineria di Taranto, forse a causa di un fulmine, un grosso quantitativo di prodotto è stato sversato in mare aveva annunciato in tarda serata il presidente di Peacelink Taranto Alessandro Marescotti. «È accertato - scrive l'ambientalista - dal canale A dell'Eni. Si vede materiale grigiastro semiraffinato in acqua».

L'aria, aggiunge Marescotti, è «irrespirabile per le imbarcazioni che si avvicinano e la Capitaneria di porto mobilitata». I tubi andati in pressione per il black out, secondo Marescotti, hanno liberato liquido che sta inquinando l'acqua del mare a Taranto.

«La situazione è grave ed è per questo che ho deciso di presentare una denuncia in procura a Taranto perchè non sarebbero attive le centraline perimetrali di monitoraggio previste dall'Aia. Ma chi controlla in questo paese che l'inquinamento non venga tollerato?». Lo sottolinea il presidente nazionale dei Verdi Angelo Bonelli facendo riferimento al grosso sversamento di materiale che si è verificato in mare a Taranto in seguito ad un black out all'Eni.

«Un blocco di energia elettrica nello stabilimento Eni di Taranto - sottolinea Bonelli - ha provocato l'addensarsi in cielo di fumi neri rendendo l'aria irrespirabile nel quartiere Tamburi. La Capitaneria di porto - prosegue - è allertata perchè vi sarebbe stato uno sversamento a mare consistente di liquido di raffinazione misto a petrolio». Oltre alla gravità dell'incidente, conclude Bonelli, «si aggiunge che l'Arpa non è in grado dai propri uffici di sapere quanto le centraline Eni stanno misurando in tempo reale».

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