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Questo articolo è stato pubblicato il 09 luglio 2013 alle ore 06:38.

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«Un vortice burocratico» affligge le costruzioni. Così lo hanno raffigurato le imprese del settore in Piazza Affari ieri a Milano, disponendo centinaia di caschetti gialli in cerchi concentrici intorno alla statua di Maurizio Cattelan, quel "dito medio" che davanti alla Borsa ricorda a tutti quanto oggi sia urgente intervenire per far ripartire l'economia.
Le costruzioni hanno perso 446mila posti di lavoro dall'inizio della crisi, che arrivano a 690mila se si considerano i comparti collegati. Gli imprenditori edili, con la meticolosità di chi vuole rapidamente passare «dalla protesta alle proposte» hanno messo in fila l'elenco di 100 leggi, procedure, regolamenti, usi e costumi che frenano la ripresa (vedi schede in basso). Solamente intervenendo su questi punti, restituendo regole certe agli operatori, si potrà risanare il settore in attesa che la congiuntura economica torni positiva. L'indice Istat della produzione nelle costruzioni nei primi tre mesi del 2013 ha registrato un calo del 12,2% su base annua. Si tratta del diciannovesimo trimestre consecutivo di calo e l'aggravarsi progressivo della crisi lascia senza fiato gli operatori: «Le imprese – afferma Lorenzo Bellicini del Cresme – adesso iniziano ad essere in seria difficoltà. Questo è il momento più difficile per chi finora ha cercato in tutti i modi di restare a galla, ma ora ha esaurito le risorse e ha bisogno di poter operare più liberamente».
A restituire la dimensione reale della caduta nelle costruzioni sono i dati diffusi dalle Casse edili: nei primi tre mesi del 2013 le ore lavorate sono scese del 18,6% (-34,1% dal 2009), il numero di operai del 13,7% (-31,2% sempre su base quadriennale) e le imprese iscritte dell'11,6% (-26,6%). Le attività entrate in procedura fallimentare sono aumentate del 6% e dal 2009 complessivamente sono fallite 11.177 imprese di costruzione.
Il ricorso alla cassa integrazione (+26,2% le ore autorizzate nei primi quattro mesi 2013) cerca di porre un argine all'emoraggia di posti di lavoro, ma le stime dell'Ance per i prossimi mesi continuano ad essere negative: se non si interviene in alcun modo, gli investimenti continueranno a calare del 5,6% a fine 2013 e del 4,3% nel 2014. «In questo contesto così difficile – aggiunge Bellicini – l'Italia è viziata dal problema dei tempi autorizzativi e dei pesi burocratici. Le rendite di procedura appesantiscono le costruzioni e rendono il nostro Paese meno appetibile rispetto ad altri per gli investitori».
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