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Questo articolo è stato pubblicato il 09 luglio 2013 alle ore 23:25.
L'ultima modifica è del 09 luglio 2013 alle ore 17:05.

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Hazem el-Beblawi (foto Epa)Hazem el-Beblawi (foto Epa)

In Egitto è muro contro muro tra i militari e i Fratelli musulmani, mentre in tutto il Paese continuano le proteste contro la destituzione di Mohamed Morsi. Intanto, però, dopo il via libera dei salafiti di Nour, il presidente ad interim egiziano, Adly Mansour, ha nominato l'ex ministro delle Finanze, Hazem el-Beblawi, come nuovo premier di transizione. Inoltre l'ex numero uno dell'Aiea, Mohamed el-Baradei, ha ricevuto l'incarico di vicepresidente con delega agli Affari esteri, anche se non è chiaro se avrà l'avallo dei salafiti. A tarda sera è arrivata la notizia che il neopremier è intenzionato ad offrire alcuni ministeri al partito Libertà e Giustizia, l'ala politica dei Fratelli musulmani e a Nour. Lo ha comunicato l'agenzia di Stato egiziana Mena.

A far discutere è la Costituzione temporanea varata nella notte da Mansour che resterà in vigore per almeno sei mesi, fino alle elezioni presidenziali da convocare dopo l'insediamento del nuovo Parlamento. Il testo, che lascia poteri molto ampi al presidente e delinea le scadenze della transizione, è stato subito bocciato dalla Fratellanza: per Essam al-Eriam, vice presidente del Partito Libertà e Giustizia, braccio politico del movimento islamista, si tratta di un «decreto costituzionale formulato da un uomo nominato dai golpisti» che «riporta il Paese alla casella di partenza».

Critiche alla dichiarazione costituzionale sono venute anche dal movimento Tamarod che nelle prossime ore presenterà alcuni emendamenti al testo. Il portavoce, Mahmud Badr, ha fatto filtrare i malumori del gruppo che raccoglie le forze laiche e liberale che non ha gradito la mancata consultazione preventiva, pur riaffermando l'impegno per il successo della transizione. I militari hanno messo in guardia tutte le parti dall'ostacolare la transizione.

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