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Questo articolo è stato pubblicato il 10 luglio 2013 alle ore 06:39.

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ROMA
Si mette in moto il confronto parlamentare sul decreto occupazione; ieri le commissioni Lavoro e Finanze del Senato hanno chiuso il giro di audizioni informali (il termine per gli emendamenti è venerdì) e il tema su cui c'è convergenza tra le imprese è la richiesta al Governo di intervenire sui contratti a tempo determinato, con norme ad hoc, temporanee, anche in deroga, per cogliere appieno tutte le opportunità in arrivo con «Expo 2015» su tutto il territorio nazionale.
A lanciare, per prima, il sasso nello stagno è stata Confindustria che ha sottolineato la necessità di una «generale rivisitazione della disciplina dei contratti a tempo determinato in via sperimentale e temporanea per almeno un triennio», affidando la funzione di contrastare gli abusi delle reiterazioni di questo contratto al limite di durata massima di 36 mesi dei rapporti tra lo stesso datore e lo stesso lavoratore per mansioni equivalenti. Parlando in audizione in Senato, il direttore generale di Confindustria, Marcella Panucci, ha chiesto poi, sempre in via sperimentale e per almeno un triennio, di sopprimere «le altre limitazioni all'accesso del contratto a tempo determinato, e cioè le causali; le attuali disposizioni di legge relative alle proroghe e agli intervalli, salvo prevederne di più idonee; e il contributo aggiuntivo dell'1,4% (introdotto dalla legge Fornero per finanziare l'Aspi)». In più: la disciplina degli intervalli «deve essere eliminata per ogni ipotesi di contratto a termine per sostituzione». Misure analoghe, con specifico riferimento all'acausalità, aggiunge Confindustria, andrebbero adottate anche con riferimento alla somministrazione di lavoro a termine.
Tutte misure a costo zero; come le richieste sull'apprendistato. Per Marcella Panucci, infatti, pure questo contratto ha bisogno di «modifiche incisive» per cercare di renderlo fruibile alle imprese. Nel dettaglio, la richiesta del direttore generale di Confindustria è di prevedere lo sgravio totale dalla contribuzione per il triennio di durata del contratto e il rinvio al 2020 della misura del 30% degli apprendisti da confermare per i datori di lavoro che occupano dieci lavoratori (per potere poi assumere nuovi apprendisti).
Per le imprese il punto centrale è l'appuntamento di Expo 2015. Per questo «serve un contratto a tempo determinato senza vincoli di causale per tre anni», sottolinea il presidente di Rete Imprese, Ivan Malavasi; e anche l'Abi, nella propria audizione, oltre a evidenziare il vincolo risorse, auspica che «l'utilizzo dei contratti a termine sia ulteriormente incentivato nell'ottica di una vera liberalizzazione, magari connessa al periodo dell'Expo 2015, ma comunque estesa a tutti i territori e a tutti i settori».
«Da tutte le associazioni datoriali, usando pure le stesse espressioni, è arrivata la richiesta di una regolazione più semplice e straordinaria della flessibilità in entrata collegata a Expo, che va accolta», evidenzia il presidente della commissione Lavoro del Senato, Maurizio Sacconi (Pdl). «Noi non abbiamo nessuna contrarietà a individuare interventi mirati, vigilati, temporanei e anche reversibii da sperimentare fino all'inizio del 2016 – replica il presidente della commissione Lavoro della Camera, Cesare Damiano (Pd) – purché siano il frutto di un accordo unitario tra le organizzazioni sindacali e le imprese». La strada «potrebbe essere quella di un avviso comune – spiega la relatrice al Dl 76 al Senato, Maria Grazia Gatti – che serva come norma quadro». Per Gatti è poi opportuno «un chiarimento» per evitare sovrapposizioni tra i nuovi incentivi (decontribuzione con un tetto di 650 euro al mese) e gli incentivi previsti dal contratto d'apprendistato.
Contraria a modifiche sui contratti in vista di «Expo 2015» è la Cgil; e per Serena Sorrentino, non è opportuno neanche «un ulteriore intervento sul testo unico sull'apprendistato». Per Luigi Sbarra (Cisl), il dl 76 «è un primo passo importante. Anche se dai nuovi incentivi sono esclusi i giovani nella fascia 29-35 anni». Ma pure i provvedimenti sugli over50 «sono estremamente deboli e non bastano a risolvere un problema reale», sottolinea Guglielmo Loy (Uil).
Per le Regioni, nel dl 76, è importante che il Governo affronti, con una delega, il nodo della copertura universalistica degli ammortizzatori sociali; mentre Assolavoro chiede la rimozione del vincolo causale per l'avvio di rapporti in somministrazione: «Si tratta di una norma a costo zero diffusa all'estero e già sperimentata con successo, per alcune ipotesi, in Italia».
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