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Questo articolo è stato pubblicato il 11 luglio 2013 alle ore 06:42.

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ROMA
Uno svuotamento delle casse della Arc Trade per 12 milioni 535mila euro, in parte destinate al pagamento di tangenti a Lorenzo Cola, «fascista» ed ex consulente «globale» di Finmeccanica. L'uomo, in sostanza, attraverso cui ottenere «appalti con Selex Sistemi Integrati» ma anche con Enav.
Questa l'ipotesi dei sostituti capitolini Paolo Ielo, Giuseppe Cascini e Luca Tescaroli, che ieri hanno ottenuto l'arresto di Marco Iannilli, dominus della Arc Trade, e di altri nove amministratori di società, tra i quali Sebastiano Giallongo, presumibilmente vicino ad ambienti della mafia catanese. In tutto gli indagati sono 22, compreso Cola e l'imprenditore già coinvolto nelle vicende giudiziarie di Finmeccanica, Tommaso Di Lernia. Nei loro confronti sono ipotizzati, a vario titolo, i reati di bancarotta fraudolenta aggravata, emissione di fatture false per operazioni inesistenti, riciclaggio, sostituzione di valori e intestazione fittizia di beni e valori. L'inchiesta, condotta dal Nucleo di polizia tributaria della Guardia di finanza e dai Carabinieri del Ros, nasce dal fallimento della Arc Trade dichiarato dal Tribunale di Roma il 19 settembre 2012. I successivi accertamenti avrebbero dimostrato un intricato sistema di false fatturazioni che avrebbe consentito di creare «provviste extra contabili per finalità illecite». Nella gestione del sistema di false fatturazioni, scrive il gip Orlando Villoni, «un ruolo significativo ha giocato l'esistenza di rapporti di parentela tra lo Iannilli e altri coindagati».
Sulla vicenda, infine, è intervenuto Massimo Gabrini, amministratore unico di Enav: «Noi siamo assolutamente estranei alla vicenda che coinvolge società e persone con le quali non abbiamo più da tempo alcun rapporto».
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