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Questo articolo è stato pubblicato il 11 luglio 2013 alle ore 06:39.

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ROMA
L'effetto declassamento a cascata di società controllate e di banche dopo il taglio del rating della Repubblica italiana annunciato martedì sera da Standard&Poor's non si farà attendere. Il mercato, in realtà, non attribuisce eccessiva importanza a queste correzioni del merito di credito indipendenti dal business della singola società, è vero. Nonostante ciò, gli investitori non faranno sconti a nessuno ed esigeranno un suo dazio da chi subirà una nuova sforbiciata: quindi le società che si preparano a emettere bond, come le Ferrovie dello Stato, dovranno probabilmente pagare qualcosa in più. Ma la revisione a cascata sulle controllate pubbliche e le banche (che subiscono la revisione perchè hanno in pancia titoli di Stato italiani) non è un automatismo. S&P passa al setaccio, ad esempio, per le società considerate " governement related-entity" con lo Stato quanto questo legame con il socio pubblico sia effettivamente forte: nel caso di Enel, ad esempio, l'agenzia di rating nel tempo ha ridotto questa connessione tanto da non aver proceduto, a fine 2011, a una revisione del giudizio sul gruppo elettrico dopo il taglio sul debito sovrano. Nel caso di aziende come Eni, che hanno un rating superiore a quello dell'Italia, potrebbe avvenire un adeguamento perchè il giudizio supera di due notches quello dello Stato. Nel caso di società come la Cassa depositi e prestiti, le Poste o Terna gli adeguamenti in genere sono automatici proprio per la stretta connessione del business con le decisioni o le politiche pubbliche. Nel caso delle banche, gli adeguamenti sono determinati dall'effettiva esposizione di ogni singolo istituto sul debito pubblico italiano. Nel mirino ci saranno anche le società assicurative e gli enti locali, Comuni, Regioni e Province.
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alle pagine 21 e 23
S&P taglia il rating di Ferrovie dello Stato

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