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Questo articolo è stato pubblicato il 13 luglio 2013 alle ore 08:20.

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e Angelo Mincuzzi

Nell'Italia soffocata dal debito e dal credit crunch non ci sono soldi da investire nella crescita ma basta superare il confine e mettere piede in Svizzera, in Lussemburgo o a Montecarlo che già la musica cambia. Qui i soldi affluiscono, e sempre più copiosi. Lo scorso anno, secondo i calcoli del Boston Consulting Group, le ricchezze finanziarie custodite nei forzieri dei paradisi fiscali di tutto il mondo sono cresciute del 6,1% rispetto al 2011 e hanno raggiunto la cifra record di 8.500 miliardi di dollari: in pratica i Pil di Italia, Francia e Germania messi insieme. E sono destinate a crescere ancora, in barba alla crisi, fino a 11.200 miliardi di dollari entro la fine del 2017. Il dato, considerato il più attendibile tra tutti, tiene conto soltanto delle ricchezze finanziarie ed esclude proprietà immobiliari, yacht e altri asset fissi.
La forza dei paradisi
Sta in queste cifre la vera forza dei paradisi fiscali. Una forza per loro, un problema enorme per gli altri. Perché nei centri offshore i soldi evasi, riciclati e i proventi di attività criminali si mescolano con i soldi puliti, indistintamente. Entrambi utilizzano gli stessi canali bancari e finanziari, le stesse architetture societarie, gli stessi intermediari, notai, fiduciari, avvocati. Le stime sulle fortune investite o nascoste nei paradisi fiscali non sono però univoche. L'organizzazione Tax Justice Network ha calcolato che i fondi convogliati nelle giurisdizioni a tassazione bassa o nulla si aggirino tra i 21mila e i 32mila miliardi di dollari; Gabriel Zucman della Paris School of Economics, che nel suo studio sulla «Ricchezza scomparsa delle nazioni» calcola invece che l'8% del patrimonio finanziario mondiale sia investito nei paradisi fiscali: dunque, circa 6mila miliardi di dollari. Cifre comunque stratosferiche, che fanno comprendere la potenza di fuoco dei paradisi fiscali.
Mille miliardi scomparsi
Eppure è da qui che si deve cominciare. Solo in Europa l'elusione e l'evasione fiscale sottraggono risorse per mille miliardi di euro all'anno. Il dato emerge da uno studio commissionato dal gruppo socialista-democratico del Parlamento europeo all'economista Richard Murphy, direttore di Tax Research, un'organizzazione che ha sede in Gran Bretagna. Mettendo a confronto i dati del Pil 2009 dei 27 Paesi Ue, Murphy ha calcolato che l'evasione fiscale è pari ogni anno a 860 miliardi di euro mentre l'elusione arriva a 150 miliardi. Nella classifica europea l'Italia indossa purtroppo la maglia nera, con più di 180 miliardi di euro evasi o elusi, pari al 27% del Pil. Per comprendere le dimensioni del fenomeno, basti dire che i "soldi sottratti" sono pari a più di cinque volte la spesa sanitaria in Italia. E se per assurdo l'evasione fosse debellata del tutto, in dieci anni il nostro paese potrebbe ripagare l'intero debito pubblico.

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