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Questo articolo è stato pubblicato il 13 luglio 2013 alle ore 08:19.

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ROMA
In un anno gli investimenti diretti esteri (Ide) nel nostro Paese sono crollati del 70 per cento. Passando dai 34 miliardi del 2011 ai 9,6 del 2012. Numeri che spiegano da soli perché il Governo Letta ha deciso di accelerare sull'attrazione dei capitali esteri con il progetto «Destinazione Italia» annunciato ieri (su cui si veda l'articolo qui sopra).
La fotografia più recente sul calo degli Ide nel Belpaese la si trova all'interno di quella scattata a fine giugno dal World investment report 2013 dell'Unctad, la Conferenza delle Nazioni unite per lo sviluppo e il commercio. Il rapporto parte dal sottolineare come la spirale recessiva degli ultimi anni abbia tolto ossigeno all'intero sistema degli investimenti nel mondo, che solo negli ultimi 12 mesi sono scesi da 1.651 miliardi di dollari a 1.350 miliardi (-18%). Allontanandosi sempre più dunque dal picco di 2mila miliardi dei livelli pre-crisi del 2007.
In quella sede viene poi evidenziato come per la prima volta le economie emergenti avessero sorpassato quelle sviluppate, assorbendo il 52% dei flussi di investimenti diretti esteri (703 miliardi) e facendo registrare un calo (-4%) molto più ridotto rispetto al crollo dei Paesi più sviluppati. La sola Ue, ad esempio, ha quasi dimezzato gli Ide in entrata, passando da 441 miliardi a 248 miliardi.
A proposito di Ue il documento mette in evidenza inoltre le performance negative che hanno caratterizzato gli Stati colpiti dalla crisi dei debiti sovrani: Grecia, Portogallo, Spagna e appunto Italia. Quest'ultima, con i suoi 9,6 miliardi di investimenti è ritornata quasi ai livelli minimi del 2010 (9,1 miliardi). A debita distanza sia dalla Francia che, nonostante una diminuzione del 35% rispetto al 2011, si è assestata sui 25 miliardi, sia dal Regno Unito che ha visto addirittura aumentare gli Ide da 51 a 62 miliardi di euro. E anche dal punto di vista dello stock il terreno da recuperare resta ancora sensibile visto che a fine 2012 abbiamo toccato quota 356 miliardi. Un terzo rispetto agli investimenti diretti incamerati ad esempio dai francesi.
Numeri che ritornano anche in un approfondimento che il Comitato investitori esteri di Confindustria ha dedicato al tema agli inizi di luglio, avvalendosi della collaborazione di Boston consulting group. In quella sede – guardando alla media degli Ide del quinquennio 2008-2012 – è stato sottolineato come gli investimenti diretti esteri verso il nostro Paese abbiano rappresentato lo 0,6% del Pil. A fronte del 2,8% del Regno Unito e dell'1,4% della Francia. Un gap registrato anche sugli stock netti di investimenti in entrata, con una quota dell'1,6% sul dato globale comparata al 5,8% britannico, al 4,8% francese e al 3,1% tedesco.
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