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Questo articolo è stato pubblicato il 14 luglio 2013 alle ore 15:38.

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Mario Borghezio (Olycom)Mario Borghezio (Olycom)

Le parole di Roberto Calderoli sono solo l'ultimo (in ordine di tempo) atto di un rapporto tutt'altro che semplice. Si era capito già il 27 aprile, giorno della presentazione della lista dei ministri, che la convivenza tra il ministro dell'Integrazione, Cecile Kyenge, e la Lega sarebbe stato tutt'altro che facile. Ci aveva pensato subito Matteo Salvini, segretario della Lega Nord-Lega Lombarda, a mettere subito le cose in chiaro: «Siamo pronti a fare opposizione totale al ministro per l'Integrazione, simbolo di una sinistra buonista e ipocrita, che vorrebbe cancellare il reato di clandestinità e per gli immigrati pensa solo ai diritti e non ai doveri». Con l'accento sul cavallo di battaglia del movimento ora guidato da Roberto Maroni: «Venga in alcune città del Nord a vedere come l'immigrazione di massa ha ridotto gli italiani a minoranza nei loro quartieri. I governatori leghisti del Nord faranno argine nel nome del "prima i residenti, prima gli italiani"».

Una dialettica dura ma non offensiva quella di Salvini a cui però ha fatto seguito un'escalation molto lontana dalla critica politica e, invece, nel segno della violenza verbale e non solo. È il caso della consigliera di quartiere a Padova, Dolores Valandro, che dalla sua bacheca Facebook ha scritto: «Ma mai nessuno che se la stupri, così tanto per capire cosa può provare la vittima di questo efferato reato? Vergogna!».

Parole contro cui aveva reagito anche il sindaco di Verona, Flavio Tosi, preannunciando l'allontanamento della Valandro dal movimento: «Si tratta di una cosa inqualificabile ». Una frase violenta a cui il ministro dell'Integrazione ha risposto con eleganza: «Negli anni - ha spiegato allora la Kyenge - ho sempre lottato per un linguaggio non violento e questo impegno lo mantengo. Non rispondo, perché ognuno di noi dovrebbe sentirsi offeso».

Lo scontro al Parlamento europeo
Un'escalation continuata anche al Parlamento europeo. L'eurodeputato leghista, Mario Borghezio, che ha accusato il ministro: «Lei è del Congo». Anche questa volta la Kyenge ha risposto in linea con il ruolo istituzionale ricoperto: «Sono qui come ministro dell'Integrazione della Repubblica italiana, ho un solo passaporto e una sola nazionalità, se ha domande sulla Repubblica democratica del Congo la invito a rivolgersi al ministro della Repubblica democratica del Congo».

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