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Questo articolo è stato pubblicato il 14 luglio 2013 alle ore 14:37.

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Il Governo fa sul serio sullo sblocca-cantieri: ripartita in tempi record la metà dei 3 miliardi del «decreto del fare». Ora, però, si apre una nuova stagione di tagli alla spesa pubblica e bisogna evitare di colpire, al solito, gli investimenti. I l primo segnale politico sulla volontà del Governo di riaprire i cantieri è arrivato, forte e rapido, dal ministro Lupi che, in meno di 15 giorni, ha predisposto il primo provvedimento attuativo del «decreto del fare», quello intorno al quale ruota tutta la manovra di sblocca-cantieri: si individuano, cioè, le prime opere beneficiarie dei fondi di cassa rastrellati ad altri interventi che sono fermi o vanno a rilento.

È la messa in pratica dell'accostamento fra competenza e cassa in un'unica strategia che Lupi ha teorizzato nei giorni scorsi: inutile irrigidire le risorse su alcune opere che non riescono a spendere le risorse, come fossero risorse avute per diritto divino. Meglio spostare la cassa dove effettivamente può essere spesa. Solo così si metterà fine a quel gioco dei "residui passivi" su cui fonda la propria strategia anche chi vuole risparmiare e non spendere, a partire dal ministero dell'Economia.

Il disegno di Lupi è lucido e adesso va misurato sulla capacità effettiva di premiare opere prioritarie senza perdersi in conflitti e frammentazione eccessiva, come fu con la legge obiettivo. Occorre scegliere le priorità (assumendosi ognuno le proprie responsabilità) e fare. Fatto il primo passo, importante, ora però molti sono gli aspetti che devono seguire per evitare che questa mossa resti un gesto isolato destinato a essere riassorbito dall'inerzia della cattiva politica, della burocrazia e delle mille difficoltà di cantiere. C'è bisogno non di un gesto, per quanto efficace, ma di una politica costante e continua per il rilancio delle infrastrutture in Italia. E il primo banco di prova per il Governo sarà certamente la politica di tagli alla spesa pubblica, più o meno lineari, che il ministero dell'Economia e il Governo stanno per mettere in atto per reperire le risorse necessarie a contenere Imu e Iva.

Gli investimenti, stavolta, non si devono toccare. Il premier Letta e il ministro Saccomanni decidano avendo davanti i grafici che dicono chiaramente come la spesa pubblica di parte corrente sia continuata a crescere in tutti questi anni mentre quella in conto capitale è stata tagliata di oltre il 40 per cento. Un riequilibrio è necessario e, per molti versi, maturo, almeno stando ad alcune dichiarazioni del ministro dell'Economia. Anche qui, dalle parole occorre passare ai fatti. L'altro rischio per l'operazione sblocca-cantieri che sta partendo è che, dopo il segnale della volontà politica, dietro ci sia la solita inerzia fatta di conflitti istituzionali fra vari livelli di governo e di burocrazia. L'operazione si deve chiudere rapidamente perché proprio la rapida approvazione del decreto attuativo sulle risorse dice che una politica è più efficace se rompe gli indugi, anticipa i tempi, spiazza le resistenze.

Occorre la politica del fare subito e fare bene. Il Paese è consapevole che non c'è più tempo da perdere. Quello che si può fare, si deve fare ora. Quello dei cantieri può essere il banco di prova di un cambiamento di rotta reale.

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