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Questo articolo è stato pubblicato il 17 luglio 2013 alle ore 06:43.

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ROMA
«Sono qui a riferire su una vicenda di cui non ero stato informato, e non ne era stato informato nessun altro collega del Governo, né il presidente del Consiglio». Il vicepremier e ministro dell'Interno Angelino Alfano prova a difendersi dopo il "terremoto Ablyazov" culminato con l'espulsione di Alma Shalabayeva, la moglie del dissidente del Kazakistan, e della figlia di sei anni. La sua difesa è arrivata ieri in Parlamento dopo una settimana di altissima tensione sul «giallo kazako» e nel giorno delle dimissioni del capo di gabinetto del Viminale, Giuseppe Procaccini.
Presentando il rapporto del capo della polizia Alessandro Pansa sul caso Shalabayeva, il ministro Alfano ha prima di tutto sottolineato che «le espulsioni non vengono segnalate al ministro» e che le informazioni al ministro dell'Interno vengono selezionate e classificate dal capo di gabinetto e dal capo della Polizia o suoi sostituti. E sul punto va già duro: «È grave la mancata informativa al Governo sull'intera vicenda, dobbiamo lavorare perché ciò non accada mai più». Entrando nel dettaglio del blitz e poi dell'espulsione di Alma Shalabayeva e di sua figlia, Alfano ha spiegato che si è trattato di una espulsione «dalla chiara legittimità ma che ha evidenziato caratteri non ordinari». Per questo motivo «andranno verificate le modalità esecutive». Infine, ha puntualizzato il ministro, nessuna domanda di asilo da parte di Alma era stata presentata prima del blitz di fine maggio.
Insomma, nonostante ci fossero tutti gli elementi per informare il ministro su un caso così delicato, Alfano ieri ha fatto sapere che nulla è trapelato a lui né tantomeno al Governo. Con l'effetto che la prima testa – quella del capo di gabinetto Procaccini – è saltata. E un'altra lo sarà presto: il ministro ha infatti annunciato di aver chiesto l'avvicendamento anche del capo della segreteria del Dipartimento di Pubblica sicurezza, Alessandro Valeri. Oltre a una «riorganizzazione» dell'ufficio Immigrazione. A breve, in più, il ministro degli Esteri, Emma Bonino convocherà l'ambasciatore kazako per «chiarimenti». Mentre da Bruxelles l'Ue ha cominciato a monitorare il caso anche se in serata la commissaria europea per gli Affari interni, Cecilia Malmstrom, ha chiarito che la Commissione è in contatto con le autorità italiane, «ma non c'è stata alcuna richiesta di informazioni».
Potrà a questo punto la difesa di Alfano bastare per "salvare" il governo Letta? È una domanda che attraversa innanzitutto il Pd. Oggi ci sarà anche il segretario Guglielmo Epifani alla riunione del gruppo Pd al Senato che dovrà decidere la linea in vista del voto sulla mozione di sfiducia ad Alfano prevista per venerdì a Palazzo Madama. Inutile dire che il timore di nuove spaccature tra i democratici cresce sempre di più. Con i renziani in piena fibrillazione e quasi tentati di votare la sfiducia. Il sindaco di Firenze, Matteo Renzi, ieri si è detto scettico sulla durata dell'alleanza Pd-Pdl e ha chiesto ufficialmente al premier Letta di «prendere posizione». Il presidente del Consiglio, dice Renzi, «dovrà andare alla Camera e decidere se le motivazioni di Alfano lo hanno convinto o no». Da Londra, dove ieri era in visita, Letta continua però a mostrare nervi saldi: «Non ho dubbi che il Governo andrà avanti e supererà questi ostacoli».
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